È importante sapere come evitare che un fratello svuoti il conto corrente cointestato con il genitore defunto per non subire svantaggi ereditari. Alla morte del genitore, il figlio contitolare del conto corrente è legittimato ad appropriarsi dell’intera somma depositata? Si considera donazione? Cosa può fare la banca e cosa invece devono fare gli altri fratelli per assicurarsi la propria porzione di eredità sui depositi?
Quali sono le responsabilità dell’istituto di credito
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Accade assai di frequente che un genitore decida di cointestare il proprio conto corrente con un figlio. Ciò perché, soprattutto in età anziana, si tende a delegare il figlio per il disbrigo di oneri fiscali, economici e burocratici. Questo descrive uno dei più frequenti esempi di cointestazione fittizia, quindi non un atto di donazione o regalo delle somme ivi depositate. Si tratta piuttosto di una soluzione che ha più il carattere della delega. Ebbene, in questo caso, alla morte del genitore è legittimo che il figlio contitolare del conto corrente si appropri esclusivamente dei depositi presenti sul conto medesimo? Generalmente possiamo dire che l’istituto di credito non ha il dovere di vigilare sul prelievo delle quote se il conto è a firma disgiunta. Quindi in caso di prelievi indebiti la banca non ha il dovere di risarcire gli altri eventuali eredi.
Questo è un aspetto sul quale si è espressa chiaramente la Cassazione in una recentissima del 19 marzo scorso n. 7862/2021. Né tantomeno la banca ha l’obbligo di accertarsi sullo stato di salute dei propri clienti. Infatti è compito dei familiari avvisare tempestivamente l’istituto di credito circa il decesso del proprio cliente affinché si proceda al blocco del conto fino alla successione. A tal riguardo, nell’articolo “Chi comunica alla banca il decesso del titolare del conto corrente” abbiamo spiegato come procedere all’avviso. In che modo difendersi dalle appropriazioni indebite sulla giacenza? Come evitare che un fratello svuoti il conto corrente cointestato con il genitore defunto?
Come tutelarsi in base a quanto indica la Legge?
Sicuramente è interesse degli eredi che si ritengono parte lesa aver cura di dimostrare il proprio diritto su una quota di eredità del conto. Questo significa che gli essi hanno la possibilità di intervenire in ambito civile o, nei casi più gravi, in ambito penale. In quest’ultimo caso di potrà procedere a querelare il responsabile della presunta appropriazione indebita con motivo di dolo. Che si tratti di prelievi che avvengono prima della morte del genitore o successivamente, gli altri fratelli hanno la facoltà di difendersi. Si può dimostrare che la cointestazione aveva carattere fittizio, oppure semplicemente far valere il proprio diritto sulla quota legittima di eredità.
Per prima cosa è utile sapere che ogni erede gode del diritto di chiedere alla banca l’estratto del conto corrente del defunto. Questo è quanto stabilisce l’art. 13 della Legge n. 675/1996. Laddove si riscontrino delle anomalie da parte del cointestario, è possibile capire dove siano confluite quelle somme prelevate o utilizzate per pagamenti. Laddove siano rilevabili delle anomalie che non rispettano la successione legittima o quella testamentaria, allora gli altri eredi possono agire in giudizio. Nel caso di appropriazione indebita è possibile procedere persino a querela dell’illecito. Attenzione perché l’azione di difesa è applicabile entro tre mesi dal momento in cui si ottengono le informazioni necessarie a dimostrare l’eventuale appropriazione indebita.