È noto a tutti che chi causa un danno ingiusto ad un altro soggetto è tenuto a risarcirlo. Questa è una regola di esperienza comune, ma costituisce anche una norma di legge contenuta nell’articolo 2043 codice civile. Questa regola vale in tutti gli ambiti della vita associata. Ad esempio, spessissimo capita per la circolazione stradale, che un conducente distratto tamponi l’auto che ha di fronte a sé. In questo caso, il danneggiato avrà diritto a vedersi risarcito il danno subito.
Allo stesso modo, anche in ambito lavorativo spesso si assiste ad infortuni e alla causazione di danni. Il codice civile prevede che l’imprenditore, nell’esercizio della propria impresa, debba adottare tutti i mezzi necessari a garantire la salute dei lavoratori. Esistono, poi, delle leggi speciali, come il Decreto Legislativo 81/2008, che approfondiscono e specificano questi doveri. La predisposizione delle misure di sicurezza necessarie a prevenire e ad evitare danni sul posto di lavoro è un obbligo molto importante. E infatti, se il datore non rispetta queste regole rischia grosse sanzioni sia sul piano civile che penale, con il risarcimento e la reclusione.
Il danno da demansionamento
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Il datore di lavoro non ha solo obblighi di sicurezza nei confronti dei propri dipendenti, ma deve assicurare anche tutta un’altra serie di adempimenti previsti dal contratto e dalla legge. Uno particolarmente importante riguarda le mansioni. L’articolo 2103 del codice civile prevede che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti all’incarico che abbia successivamente acquisito. Oppure ancora a delle mansioni che siano riconducibili allo stesso livello e categoria di inquadramento di quelle effettivamente svolte. Se questo non avviene il dipendente può ottenere il risarcimento del danno. E allora, ecco come è possibile provare e ottenere questo tipo compensazione economica.
Lo ha spiegato la Corte di Cassazione nella recente sentenza numero 22288. Questo provvedimento contiene un’importante novità in tema di risarcimento del danno da demansionamento. Infatti, la Corte ha approfondito le modalità attraverso le quali il dipendente può provare di avere subito questo tipo di danno. Come anticipato il demansionamento consiste, sostanzialmente, nell’attribuzione al lavoratore di mansioni qualitativamente inferiori a quelle per cui è stato assunto. In alcuni casi, ricorda la Cassazione, insieme ad altri elementi il demansionamento può concorrere a determinare mobbing ai danni del dipendente.
Come è possibile provare e ottenere la compensazione economica per demansionamento
La Cassazione ha spiegato che l’onere della prova ai fini del giudizio su questo tipo di danno ricade sul dipendente che chiede il risarcimento. È il lavoratore che deve provare e quantificare il danno subito a causa del comportamento scorretto del datore di lavoro. La Cassazione ha, però, chiarito che il dipendente, per dare questa prova, può ricorrere ad una pluralità di mezzi di prova. Può utilizzare prove testimoniali dei colleghi, oppure documenti che magari contengano ordini di servizio o indicazioni del datore di lavoro sulle mansioni in concreto da svolgere. Non solo, la Cassazione aggiunge anche che sono ammesse, come mezzo di prova, le presunzioni semplici.