Il problema della solitudine affligge molte persone, a volte anche le più insospettabili.
Si tratta di un sentimento profondo e non sempre corrisponde a un effettivo isolamento dell’individuo. Di certo, però, una quotidianità fatta di scambi e comunicazione può aiutare.
Quest’anno stiamo vivendo una situazione fuori dalla norma, una pandemia globale.
Oltre ai riscontri sanitari ed economici, affrontiamo conseguenze psico-sociali dagli effetti potenzialmente devastanti.
Lockdown, divieto di assembramenti, limitazioni degli spostamenti, hanno un impatto sulla psiche. Ma esistono delle vie d’uscita, ed è importante saperle prendere per difendere la salute mentale e fisica. Vediamo come e perché bisogna sconfiggere la solitudine.
Quando la solitudine diventa una malattia
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L’uomo è un animale sociale, la sua stessa sopravvivenza ed evoluzione non avrebbero mai potuto realizzarsi senza le relazioni interpersonali.
La necessità di rapporti umani è anche fisiologica. Perché la solitudine può costituire un fattore di rischio per la salute? Negli ultimi anni molte le ricerche stanno rispondendo a questa domanda, coinvolgendo varie branche della medicina, le neuroscienze, gli studi epidemiologici.
Uno studio statunitense ha individuato una precisa ragione: un cambiamento a livello cellulare.
Gli scienziati hanno osservato in soggetti che soffrivano isolamento e solitudine l’acuirsi di un fenomeno chiamato CTRA – risposta trascrizionale conservata alle avversità. Si tratta dell’aumento dell’espressione dei geni coinvolti nel processo infiammatorio e la diminuzione di quelli relativi al quello antivirale. Il fenomeno riguarda in particolare i leucociti, cioè i globuli bianchi, le cellule maggiormente coinvolte nella risposta immunitaria.
È possibile che questa risposta del sistema immunitario derivi dall’evoluzione: quando l’individuo è da solo il corpo è in stato di allerta maggiore. Ma un prolungamento di questa condizione genera stress a tutto l’organismo.
Come e perché bisogna sconfiggere la solitudine per proteggere la salute
La solitudine va affrontata perché indebolisce il sistema immunitario, aumentando il rischio di malattia e mortalità.
Secondo gli studi citati ad essere maggiormente a rischio sono le persone più anziane.
A causa della pandemia da Covid-19 molte persone sono rimaste sole, con pochi contatti persino con i propri familiari. Questo, oltre ad essere dannoso a livello emotivo e, come abbiamo visto, fisiologico, può anche portare a un mancato controllo dello stato di salute. È possibile che si instaurino cattive abitudini e che i campanelli di allarme siano ignorati.
Il distanziamento non deve diventare solitudine. Si può comunicare con mascherina, metro di distanza ed igienizzazione.
È bene continuare a coltivare i rapporti interpersonali, tra familiari e tra amici, anche grazie alle nuove tecnologie. Ma con un’attenzione in più: non dimenticare di accompagnare i più anziani in questo processo. Se per i giovani l’uso della tecnologia per coltivare relazioni è scontato, chi non è avvezzo potrebbe ritrovarsi davvero solo.
Osserviamo i nostri cari, ma anche i vicini di casa, le persone che spesso ignoriamo. Anche dalla finestra o dal balcone di casa, oppure con una semplice telefonata. Abituarsi a scambiare un saluto, due chiacchiere, imparare a chiedere e offrire una mano nelle piccole cose quotidiane, sono gesti che fanno la differenza.
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