Galateo, buone maniere, bon ton, non importa come lo si chiama: il codice di condotta della buona educazione ha da sempre avuto regole mutevoli, che si sono sempre adattate. I principi generali sono sempre gli stessi: rispetto reciproco fra persone, cortesia, gentilezza, attenzione all’Altro, evitare il disagio, l’uso di un linguaggio forbito, discrezione ed eleganza.
Giustamente, coi tempi che cambiano, cambia anche lui: fortunatamente, anche sul come decidere di dividersi il conto (o meno) si è più flessibili e al passo con i tempi, che sia un aperitivo con i colleghi di lavoro, una cena con il proprio partner, fisso o meno che sia, parentame vario. A seconda delle situazioni il galateo prevede risposte ben diverse.
A proposito del conto
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Di norma la questione del come dividere il conto al ristorante viene posta nella formalità. Al contrario, e soprattutto in Italia come fosse una usanza, a seconda del tipo di relazione fra le persone quasi si fa a gara per andare a pagare. C’è chi lo fa con calma come chi lo fa “di nascosto”, fingendo di alzarsi per andare in bagno: già visto, già fatto, no? Ebbene, per dividersi il conto, in sintesi, dipende. Soprattutto in base alla disponibilità dei partecipanti.
Cosa intendo dire? Molto semplice: solitamente per tagliare la testa al toro si fa alla romana, come si fa a Roma, ossia nel modo che sprizza da tutte le parti il messaggio di amicizia: la versione meno rischiosa.
E per tutto il resto? Partiamo dal principio: è inutile continuare a pensare A e B. Quando si parla di ristorante, soprattutto quando si tratta di un incontro a due, vige la questione degli attori: invitante ed invitato.
Cavalleria e galateo
Ah, cavalleria, quel concetto che socialmente viene identificato come sinonimo intercambiabile al galateo. No. Cavalleria e galateo hanno punti in comune, poco ma sicuro, ma sono due concetti distinti: la Cavalleria è un codice di condotta ben definito che si basa sull’onore, la lealtà, il coraggio e la cortesia, ed aveva il suo perché in ambito militare per promuovere la giustizia. Il Galateo no: è un modo di regolare le relazioni a seconda della situazione sociale, applicabile anche al quotidianno. La cavalleria è un antenato del galateo, e va considerata proprio come tale. Ma ora passiamo effettivamente alle regole.
Invitante ed invitato
Come accennato prima, ci sono due attori: invitante ed invitato. C’è una regola generale, però: di norma, chi invita, paga. Non importa né il sesso, né l’età. E l’invitato, oltretutto, deve avere la posizione migliore: non esiste che gli invitati, soprattutto se si tratta di due persone, siano in posizioni scomode (come, ad esempio, vicini alla cucina o al camminamento, se si sta in casa). L’invitato sceglie per primo cosa ordinare, infatti.
Parliamo di coppia: fortunatamente i tempi si sono aggiornati. La questione che è solo l’uomo che paga è ormai superata, a prescindere da chi vuole forzatamente ancorarsi a questo concetto per convenienza o come strategia manipolativa: anche e soprattutto in cene di coppia vige la regola della precedenza a destra, o meglio, che chi invita paga.
Che si tratti di una coppia di amici, od una romantica, però, c’è una cosa da far notare: è buono fare a turni, ricambiando l’invito e la prossima cena. In questo modo si può, anche per gentilezza e soprattutto dopo un minimo di conoscenza, pianificare una uscita potenzialmente migliore e più affine ai gusti di entrambi, sia a livello di preferenze che economico. Troppe volte capita di voler, o doversi sentire in dovere di impressionare l’Altro, menomando il proprio conto pur di apparire.
Parliamo di età: il rispetto per gli anziani vi dice nulla? Beh, qui non è errato: se si invitano persone più anziane di noi sono loro a decidere il da farsi. Qui si va di common sense: lasciar pagare gli anziani, senza opporre resistenza, è in questo senso una forma di rispetto. Non è inusuale fare lo stesso ragionamento anche per ragione di status, economico o meno, come ad esempio quando si ragiona in famiglia: molti genitori (ma non tutti) tendono a sentirsi offesi quando i propri figli insistono a pagare. Capita più spesso di quanto non si pensi.
Parliamo di invitati: le cene in un gruppo di persone vanno a parte, caso per caso, perché possono crearsi situazioni un po’ meh: chi ordina tanto, chi ordina poco, chi prende piatti speciali, chi è astemio o anche chi è l’esatto contrario. Ebbene, ecco una regola proprio per questo fattore: chi beve deve sentirsi responsabile verso il costo degli alcolici, dice il galateo. È socialmente accettato subire il conto, ma è errato.
Diversamente succede con la questione lavorativa: fra colleghi di lavoro le riunioni spesso si fanno anche per mangiare, ed in questo caso vige la regola che paga chi ha esteso l’invito. Ovvero, solitamente, chi ne trae profitto. In caso di qualcosa middle ground fra formale ed informale, però, di solito si fa alla romana, almeno in Italia: in Giappone, ad esempio, la regola che paga chi estende l’invito è ben riconosciuta.
Poiché purtroppo non c’è un modo galante per far sapere la propria indisponenza nel pagare somme esorbitanti, o almeno ben oltre la media di ciò che si è consumato, una metodologia alquanto arcaica è fare il gioco del telefono col proprio vicino. Confidandosi, per così dire. Questo vale soprattutto quando si tirano in ballo le allergie e le intolleranze, anche se purtroppo l’ognuno per sé potrebbe essere visto come scortese, seppur estremamente legittimo.
Non dimenticate un’ultima cosa: ringraziate, ma per la compagnia. Non per il pranzo offerto: quello potrebbe venir considerato scortese.