Come difendersi dagli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate?

Agenzia delle Entrate

Quando si riceve un controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, tutte le operazioni che si sono fatte in precedenza, acquistano un valore decisivo. Quindi, si deve andare a ricostruire tutto ciò che riguarda i ricavi e i costi dell’attività e qualsiasi documento giustificativo utile. In sede di accertamento, dal canto loro, i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, iniziano ad esaminare fatture, estratti conto bancari, e tutto quanto rilevi al controllo. Sicchè, dall’esame di tutta la documentazione, si arriva a ricostruire il reddito prodotto dall’attività commerciale.

Senonchè, il risultato è dato dai calcoli nei quali convergono anche i documenti offerti in giustificazione dal contribuente. Alla fine, però, l’Agenzia, basandosi sulle medie degli studi di settore, può emettere un avviso di accertamento. In esso, vengono rideterminati i ricavi per i quali non sono state versate le imposte e quindi la somma da pagare. A questo punto, il contribuente anche se ha agito in contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate, non è detto che debba accettare il risultato del calcolo.

Quindi, non è tenuto a dover subire le conseguenze della percentuale applicata. Ragion per cui, può contestarla attraverso il ricorso tributario. Quindi, vediamo come difendersi dagli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e quali elementi sollevare a discolpa.

Fase preliminare

La fase preliminare dell’accertamento, va sotto il nome di contraddittorio preventivo. Essa prelude, come detto, all’emanazione dell’avviso di accertamento. Durante la stessa, come si è visto, il contribuente può esporre e far valere le sue ragioni davanti ai funzionari preposti. In questa fase, se i motivi e i documenti esposti, vengono reputati validi, è possibile evitare l’emissione dell’atto di accertamento.

Si precisa, inoltre, che il contraddittorio preventivo è obbligatorio per gli accertamenti aventi ad oggetto: imposte sui redditi, Iva, l’Irap, contributi previdenziali, ritenute e imposte sostitutive. In questi casi, il contribuente viene invitato formalmente a comparire. Egli, potrà decidere di presentarsi o meno. Tuttavia, il più delle volte, la sua collaborazione può tornargli utile. Ciò accade quando vi sono, effettivamente, chiarimenti e documenti validi da fornire in sua difesa. Essi dovrebbero mirare a far desistere il Fisco dall’emanare l’avviso. Tuttavia, quantunque questo venisse emesso, esso deve essere motivato e corredato delle ragioni per cui sono stati disattesi gli elementi forniti dal contribuente.

Dichiarazioni del contribuente

Se il contribuente decide di presentarsi all’invito, potrò essere interrogato dall’Agenzia delle Entrate. Le dichiarazioni che farà, però, possono rivelarsi per lui svantaggiose o vantaggiose. Inoltre, dette dichiarazioni e chiarimenti, insieme alla documentazione prodotta, avranno un valore indiziario per l’Amministrazione tributaria. Infatti, potranno essere dalla stessa utilizzate per fondare l’avviso di accertamento.

Come difendersi dagli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate? Quali gli elementi difensivi

Abbiamo visto come può atteggiarsi il contribuente durante la fase preventiva. Ora cerchiamo di dare una risposta più concreta al quesito: “ Come difendersi dagli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate?”. Anzitutto, vi è un vizio radicale che può essere sollevato, che è quello della nullità dell’accertamento disposto in assenza di contraddittorio. Ma, vediamo, con precisione, quando può essere invocato detto vizio.

Ebbene, la nullità ricorre non solo nei casi in cui il contraddittorio preventivo non viene espletato, se obbligatorio. Essa si ha anche quando i funzionari, nelle motivazioni, non indicano in modo preciso il perché abbiano disatteso le argomentazioni dispiegate dal contribuente. E’ quando dedotto da Cassazione n. 20202 del 25 settembre del 2020, che ha, appunto, stabilito che l’accertamento può essere nullo, anche quando il reddito sia stato determinato in contraddittorio con il contribuente. Ciò, appunto, proprio allorquando l’Amministrazione Finanziaria non riesca a giustificare correttamente il perché abbia disatteso le difese e la documentazione, fornite dal predetto.

 

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