Investire nell’immobiliare è certamente una prospettiva appetitosa. Per quanto la crisi generale che ha investito tutti i settori non abbia risparmiato neanche gli immobili, mettere a reddito un appartamento o un monolocale è una possibilità che fa gola a molti. Prima di tutto, è necessario fare chiarezza su un punto. Ovvero la differenza che intercorre tra un investitore e un imprenditore del ramo immobiliare. Un investimento si può fare anche con un solo bene immobile, magari posizionato in qualche borgo incantevole e ricco di interessi storici, naturalistici, enogastronomici.
Quando le operazioni si svolgono su un maggior numero di acquisti o locazioni di unità immobiliari, il volume di denaro alzato richiede maggiori requisiti. Come ad esempio una Partita IVA, o l’iscrizione al ruolo dei mediatori. C’è una differenza sostanziale tra gli atti giuridici che può compiere una persona singola e ciò che caratterizza l’attività d’impresa. Qui si parlerà di come comprare casa senza soldi, investire nell’immobiliare e mettere a reddito una singola proprietà. Anche se sembra impossibile, si tratta di pratiche abbastanza diffuse, che permettono dei buoni guadagni. È necessario studiare bene la materia e avere grossa cognizione di causa. La giurisprudenza che disciplina il comparto immobiliare non è certo snella. Prima di cominciare sarebbe opportuno darsi almeno qualche nozione di diritto civile e tributario. In questo settore esistono oggettivamente delle opportunità per svolgere delle operazioni senza un capitale di base iniziale. Con la promessa, ovviamente, di rifondare la cifra dovuta in un secondo momento.
Come comprare casa senza soldi, investire nell’immobiliare senza avere un capitale e crearsi un guadagno
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In tal senso, la modalità più diffusa resta la cessione del compromesso. Cosa significa? Si va alla ricerca di immobili interessanti, sia per la loro posizione, che per un prezzo particolarmente vantaggioso. Si firma un compromesso, nel quale ci si impegna ad acquistare l’immobile a una data futura, che di solito coincide con quella destinata al rogito, e si cede il contratto a terzi. Spesso viene richiesta una caparra, ma ci si può accordare diversamente con la parte venditrice o con l’intermediario.
L’ideale a questo punto sarebbe cedere l’immobile acquistato a un prezzo bassissimo ad un’impresa del ramo, che si occupi di ristrutturazione o compravendita immobiliare. Il contratto ceduto a terzi, ovviamente, avrà un margine di guadagno per il soggetto che ha firmato il compromesso per primo. Ad esempio, si può pensare di firmare un compromesso per l’acquisto di un appartamento a 100.000 euro e poi cedere quel compromesso a 110.000. Questo porterebbe a un guadagno di 10.000 euro e sarebbe una cifra che un’impresa non farebbe fatica ad ammortizzare. Il consiglio è creare questo tipo di accordi e pianificazioni con aziende terze prima di lanciarsi a firmare il compromesso, contratto in cui ci si impegna a pagare. In modo da poter essere certi di incassare senza grossi rischi.
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