La dichiarazione di successione è l’adempimento obbligatorio degli eredi di un defunto, ma solo a determinate condizioni. Infatti, la dichiarazione di successione può anche non essere espletata se il lascito del defunto è inferiore a un milione di euro e se non ci sono proprietà immobiliari.
Resta il fatto che Poste Italiane e molti istituti di credito, in presenza di conti, carte ed altre dotazioni del defunto, chiedono la successione a prescindere. Infatti, per liquidare le quote spettanti dei soldi di un defunto agli eredi, gli istituti vogliono la certezza che non ci siano altre persone che possono rivendicare il diritto a ereditare. Da sede a sede cambia molto perché ci sono banche che accettano le auto-dichiarazioni degli eredi che si presentano agli sportelli. Altre, invece, sono restie alla semplice auto-certificazione. Resta il fatto che per esempio, sui buoni fruttiferi postali, la materia ereditaria non prevede l’obbligo di inserirli in dichiarazione di successione. E molti si chiedono come cambiare i buoni fruttiferi postali.
Come cambiare i buoni fruttiferi postali, cointestati e non, senza successione da parte di eredi e vedove
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I buoni fruttiferi postali, che sono uno degli strumenti di risparmio più diffusi ancora oggi, possono essere di due tipologie. La prima è quella classica, dove una persona mette da parte dei soldi, li trasforma in buoni e segnala i beneficiari. L’altra forma, invece, è il buono cointestato. In questo caso ci può essere una contestazione classica, dove chi apre il buono è l’unico soggetto che può disporne e quindi cambiarlo.
E poi c’è la versione cointestata, con la clausola PFR, acronimo di pari facoltà di rimborso. In questo caso, chiunque risulti essere cointestatario del buono, può cambiarlo in qualsiasi momento anche senza la volontà degli altri intestatari, compreso un intestatario deceduto. In pratica, al decesso del nonno, il nipote che era cointestatario di un buono postale con clausola PFR, può cambiarlo liberamente. Il troppo zelo di alcuni uffici postali però, non permette queste operazioni. Ed è una presa di posizione che ha prodotto numerose sentenze dei Tribunali che hanno bocciato questo modo di comportarsi di questi istituti.
Le regole da conoscere sui buoni fruttiferi postali
Tra l’altro va detto che i buoni postali, a prescindere dalla loro natura o dal loro meccanismo di liquidazione, non devono essere inseriti nelle dichiarazioni di successione. Infatti, anche i buoni fanno parte di quella serie di forme di risparmio che non finiscono in successione. Questo perché su di essi non si pagano le relative imposte.
Nello specifico, tutti i titoli garantiti dallo Stato non finiscono in successione. Ed i buoni fruttiferi postali che hanno la garanzia della Cassa depositi e prestiti fanno parte di questi titoli. In pratica, essi non finiscono nell’attivo ereditario. Restano le difficoltà degli istituti a liquidare questi buoni senza il loro richiamo nelle successioni. Gli operatori postali Infatti nella stragrande maggioranza dei casi chiederanno lo stesso la successione anche se non ci sono i buoni inseriti. In alternativa chiederanno qualsiasi documento alternativo che possa determinare il giusto asse ereditario con tutti gli eredi di un defunto. Tutto per evitare contenziosi che nascono per su donazioni o successioni.
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