Andare in pensione oggi è una possibilità che è quasi esclusivamente fattibile con il sistema contributivo. Su questo c’è poco da discutere perché man mano che passano gli anni sono sempre meno i lavoratori non ancora pensionati che hanno iniziato la carriera prima del 1996. Ma anche oggi, i periodi di lavoro antecedenti il 1996 presenti nelle carriere di chi in pensione sta per andarci, sono sempre meno numerosi. Questo significa che i lavoratori prenderanno una pensione sempre più bassa mentre l’INPS otterrà un concreto risparmio in termini di spesa pensionistica. Ma come funziona la pensione contributiva e perché è così penalizzante rispetto alla retributiva? Passare da una pensione liquidata in base alle ultime buste paga ad una commisurata all’esatto ammontare dei contributi è senza dubbio meno vantaggioso. E sono le regole di calcolo a determinare questo e quindi come calcolare la pensione che si prenderà.
Le pensioni con il sistema contributivo
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Le pensioni contributive utilizzano il montante contributivo come regola di calcolo della prestazione pensionistica. In pratica tutti i contributi accumulati da un lavoratore, sommati, producono il montante. Una specie di fondo di accumulo dove confluiscono tutti i contributi che mese per mese un lavoratore ha versato durante la carriera. Il risultato di questa somma algebrica, viene rivalutato in base al tasso di inflazione annuale.
Per esempio, i contributi 2020 per chi esce dal lavoro nel 2023, verranno rivalutati una volta per il 2021, un’altra volta per il 2022 e infine per il 2023. Quelli versati nel 2021 invece, saranno rivalutati per il 2022 e per il 2023, mentre per i versamenti 2022 solo il 2023. Un esempio recente che serve per capire i criteri di rivalutazione, con i coefficienti di capitalizzazione che sono diversi da quelli di trasformazione. Ed è da queste regole che un lavoratore deve partire.
Come calcolare la pensione che si prenderà alla data dell’uscita dal mondo del lavoro
La somma di tutti i contributi rivalutati è passata per dei coefficienti chiamati opportunamente, coefficienti di trasformazione. Questi coefficienti vengono rettificati anno per anno. E sono tanto più favorevoli per i pensionati, quanto più in età avanzata riescono a lasciare il lavoro. In termini pratici, con gli stessi contributi versati un lavoratore può accedere ad una pensione più alta se esce ad una età più avanzata. E tra coefficienti di trasformazione o di capitalizzazione, bisogna sapere bene come calcolarla.
Quali sono i coefficienti di trasformazione?
Il coefficiente di trasformazione non va confuso col coefficiente di capitalizzazione. Quest’ultimo infatti è quel valore che si usa nel sistema contributivo, e che serve per rivalutare il montante contributivo accumulato dal lavoratore negli anni di carriera. Questo coefficiente è quello di cui parlavamo in precedenza e non riguarda la trasformazione del montante contributivo in pensione. Per questa necessità ci sono i relativi coefficienti. Nello specifico abbiamo:
- 57 anni: 4,186%;
- 58 anni: 4,289%;
- 59 anni: 4,399%;
- 60 anni: 4,515%;
- 61 anni: 4,639%;
- 62 anni: 4,770%;
- 63 anni: 4,910%;
- 64 anni: 5,060%;
- 65 anni: 5,220%;
- 66 anni: 5,391%;
- 67 anni: 5,575%;
- 68 anni: 5,772%;
- 69 anni: 5,985%;
- 70 anni: 6,215%;
- 71 anni: 6,466%.
Calcolare la pensione che si prenderà in base all’età
Un esempio chiarirà meglio come si arriva a capire anticipatamente l’importo della pensione. L’aliquota contributiva vigente è del 33%. Significa che un lavoratore lascia il 33% dello stipendio lordo ai fini previdenziali ogni mese. Se questi ha avuto uno stipendio medio di 1.500 euro al mese per 40 anni, avrà versato 257.400 euro. Parliamo di stipendio medio già rivalutato. Chi esce a 64 anni prenderà 1.001,88 euro al mese di pensione. Perché il lavoratore deve moltiplicare 257.400 euro di suo montante contributivo, per il coefficiente 5,060%.
La pensione annua di questo lavoratore sarà di circa 13.000 euro, da dividere poi per le tredici mensilità di pensione ed arrivando alla pensione prima citata di 1.001,88 euro al mese. Uscendo a 67 anni invece significa prendere una pensione mensile da 1.103,85 euro al mese. I 257.400 euro di montante infatti andrebbero moltiplicati per 5,575% arrivando a superare i 14.000 euro di pensione annua.