Per il ritiro anticipato dal lavoro presto ci sarà un prima e un dopo. Ovverosia prima e dopo che entri in vigore la riforma delle pensioni del nuovo Governo italiano. Una riforma che, pur tuttavia, non sarà strutturale. Per il 2023, infatti, potrebbe cambiare poco o nulla per i lavoratori che attualmente sono vicini alla pensione. E questo perché la riforma strutturale per il nuovo Esecutivo di centrodestra è un obiettivo di legislatura.
In altre parole, nel passaggio dal 2022 al 2023, il Governo italiano dovrebbe limitarsi solo ad approvare delle proroghe e forse qualche ritocco alle misure di pensionamento anticipato in essere. Vediamo allora come in base alle attese. Ed anche in ragione delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso del suo discorso programmatico che è stato pronunciato alle Camere.
Come andare in pensione prima del 2023 aspettando novità dall’Esecutivo di centrodestra
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Nel dettaglio, le due misure di pensionamento anticipato che sono palesemente candidate alla proroga sono l’Ape Sociale e l’Opzione Donna. Ovverosia le due misure che, nel rispetto dei requisiti previsti, permettono di ritirarsi dal lavoro, rispettivamente, a 63 anni ed a 58-59 anni per le lavoratrici dipendenti e per le autonome.
Tra le misure di pensionamento in scadenza nel 2022, inoltre, c’è pure la Quota 102. Che permette, su come andare in pensione prima e dopo la riforma Meloni, di ritirarsi dal lavoro con 38 anni di contributi previdenziali versati. E con 64 anni di età.
Per quelle che sono, da Quota 102 a Opzione Donna, passando per l’Ape Sociale, tutte misure di pensionamento che sono fruibili in opzione senza aspettare i 67 anni di età. Quando, con almeno 20 anni di contributi previdenziali versati, è possibile accedere alla pensione INPS di vecchiaia.
Dalla Quota 102 prorogata alle prove tecniche di Quota 41, cosa farà il Governo italiano?
Sulle proroghe delle misure di pensionamento in essere, ad oggi l’Opzione Donna e l’Ape Sociale con ogni probabilità, quindi, ci saranno anche nel 2023. Mentre c’è incertezza sul destino di Quota 102. Una misura che potrebbe essere resa meno rigida a partire dal 2023, e quindi prorogata con dei requisiti meno stringenti.
Ma resta in ballo pure l’istituzione della Quota 41 pura. Al riguardo c’è il pressing della Lega che si è battuta per l’introduzione della Quota 41 anche durante il Governo guidato dall’ex Presidente della BCE Mario Draghi. Pur tuttavia, difficilmente la Quota 41 pura vedrà la luce nel 2023, ma potrebbe essere istituita una misura ibrida imponendo un requisito anagrafico che potrebbe essere di 61 oppure di 62 anni.