Esistono accorgimenti legali per abbassare la giacenza media e nascondere l’ammontare della propria liquidità, pur tenendo i soldi in banca sul conto corrente? A chi si sta chiedendo perché mai qualcuno dovrebbe ingegnarsi per ridurre la giacenza media sul conto la riposta è presto data. Come a tutti noto, ogni contribuente italiano è tenuto a dichiarare il reddito percepito, ma di sicuro preferirebbe occultare qualcosa allo sguardo del Fisco.
Dichiarare redditi più bassi assicurerebbe vantaggi fiscali non certo trascurabili, ma la dichiarazione unica sostitutiva (Dsu) scoraggia anche gli impenitenti. Con la Dsu, ai più nota come Isee precompilato, l’Agenzia delle Entrate raccoglie informazioni sui redditi e sui beni mobiliari e immobiliari dei contribuenti. Diventa oltremodo complesso eludere l’obbligo di una dichiarazione non mendace del patrimonio complessivo. Ci si chiede pertanto se sia possibile ed eventualmente come abbassare la giacenza media in banca e nascondere i soldi.
Rientra negli interessi precipui di ogni contribuente mantenere al di sotto di una certa soglia l’indicatore del reddito familiare. A nessuno sfugge che quanto più l’Isee denuncia una condizione reddituale bassa tanto più facile sarà l’accesso ad una serie di ammortizzatori sociali.
Come abbassare la giacenza media in banca e nascondere i soldi
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Se la giacenza media sul conto corrente è modesta e l’Isee si attesta su una soglia bassa, si potranno richiedere sussidi economici e assistenziali. Di qui l’interesse dei contribuenti ad ideare stratagemmi che consentano di dislocare altrove i soldi e di non lasciarli in deposito.
Una modalità legale tramite cui un correntista può dislocare la liquidità presente sul conto consiste nell’emettere una serie di assegni circolari. L’intestatario di questi assegni dovrà rientrare nel novero di persone fidate perché dovrà prelevare le somme riportate sul titolo di credito.
Un’alternativa valida per ridurre la giacenza media è inoltre rappresentata dalla cointestazione del conto corrente. Ciò perché la metà della liquidità in deposito diventa di proprietà del cointestatario e si dimezza l’ammontare della giacenza di cui si è titolari.