Partendo da un caso di cronaca recente, ecco che torna in voga la discussione sulla possibilità di cambiare le vecchie lire in euro. Quanti italiani hanno ancora in casa la vecchia moneta? Tanti sicuramente. Alcuni per semplice ricordo, perché hanno conservato alcune monete e banconote per ricordare i tempi che furono. Altri invece perché non sono riusciti a cambiare le vecchie lire in euro in tempo utile come previsto dalla normativa. Altri ancora, perché sono entrati in possesso delle vecchie lire, dopo la data ultima entro cui lo Stato italiano rendeva ammissibile il cambio.
E questo è il caso di cronaca a cui accennavamo prima, di una donna che ha ereditato la casa di uno zio, deceduto senza lasciare altri eredi. In un nascondiglio in casa ecco spuntare fuori ben 180 milioni di vecchie lire in banconote con taglio diverso. Ed è partita una querelle legale che sembra darà esito positivo per la donna, nel senso che potrà cambiare queste banconote nella moneta oggi corrente, cioè l’euro.
Chi trova le vecchie lire le può ancora cambiare in euro anche se sono 180 milioni
Indice dei contenuti
A decorrere dal primo giorno successivo ai 10 anni dall’entrata in vigore dell’euro, il cambio delle vecchie lire non è ammesso. Questa è la linea della Banca d’Italia, che così ha risposto alla signora in questione. Ma questa è la risposta che qualsiasi altro cittadino interessato a cambiare le lire in euro, riceve dalla Banca d’Italia. Infatti è dal 2002 che l’euro è entrato in vigore. Ed il corso legale delle lire è cessato dal 1° marzo 2002. In un cambio epocale come fu quello dell’euro, lo Stato italiano ha deciso di concedere la possibilità di convertire le vecchie lire in moneta in corso legale entro i 10 anni successivi e cioè fino al 28 febbraio 2012.
Anche successivamente la Banca d’Italia ha cambiato le vecchie lire in euro, ma solo a cittadini che potevano dimostrare di aver presentato richiesta di cambio entro il 28 febbraio del 2012. Stando a tutto ciò, la signora che si è trovata 180 milioni di vecchie lire da cambiare adesso, non avrebbe possibilità alcuna di poter effettuare l’operazione. Ma pare ci sia un cavillo legale che potrebbe fare al caso della donna, così come di qualsiasi altro cittadino in queste condizioni, anche per importi nettamente inferiori ai 180 milioni di lire prima citati. Chi trova le vecchie lire le può ancora cambiare, almeno stando alla convinzione dei legali che la signora ha nominato presentando istanza contro la normativa che a dire il vero già in passato è stata oggetto di appunti mossi anche dalla Corte Costituzionale.
La decorrenza parte dalla data in cui le vecchie banconote sono entrate in possesso del diretto interessato
Addirittura tempo fa si parlava di riaprire i termini per poter cambiare la vecchia moneta. Segno che sono ancora tante le lire in giro nelle case degli italiani. Anche perché ci sono Paesi della Comunità Europea dove il cambio della loro vecchia moneta in euro, è ammesso tutt’oggi. Secondo la Giurisprudenza, cambiare lire in euro è un diritto del cittadino. E come tutti i diritti, la prescrizione è giustamente decennale, ma dovrebbe scattare da una data diversa da quella decisa dallo Stato. Infatti secondo i dettami dell’articolo 2935 del codice civile, la prescrizione di un diritto scatta in 10 anni, ma da quando l’interessato può far valere il suo diritto. Il codice civile stabilisce che la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere, citando espressamente gli impedimenti di ordine giuridico.
Significa per esempio che l’interessato non può addurre alla sua ignoranza di fronte alla normativa, perché l’impedimento è di fatto anche se incolpevole per il diretto interessato. Diverso il caso in questione, perché se prima della prescrizione un cittadino non aveva a disposizione le lire, è evidente che i 10 anni andrebbero contati dal momento in cui l’interessato ha ritrovato queste banconote. Dimostrare che il ritrovamento è successivo al termine ultimo per il cambio però appare tutt’altro che facile, anche se non per la donna del caso di cronaca, dove probabilmente l’eredità dello zio ha date certe.