Rieccoci in un nuovo appuntamento con la numismatica. Quest’oggi, tra le monete più rare, cercheremo di analizzarne una davvero interessante e che rappresenta il sogno proibito di qualsiasi collezionista. Infatti, nelle prossime righe vedremo da più vicino uno degli esemplari da 10 lire più preziosi della lunga tradizione di monete italiane.
Sulle nostre pagine abbiamo già visto, ad esempio, queste monete da 10 lire emesse dal 1937 al 1941 e che adesso valgono più dell’oro. La moneta da 10 lire che vedremo oggi, invece, appartiene ad un’epoca antecedente l’instaurazione del Regno d’Italia, avvenuta nel 1861. Infatti, fu coniata nel 1850 ed è una moneta che vale la pena analizzare, soprattutto per alcuni particolari che la rendono unica.
Chi trova la lettera P su questa moneta da 10 lire potrebbe avere in mano un tesoro di inestimabile valore
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Per quanto riguarda le caratteristiche estetiche di questo esemplare, spicca il materiale di cui è costituito, ossia l’oro 900/1.000. Inoltre, ha un diametro di 18 mm ed un peso di 3,22 g.
Sul dritto troviamo la testa del Re, rivolta verso sinistra e contornata dalla scritta “VICTORIUS EMMANVEL II D.G. REX SARD. CYP. ET HIER.” Se volessimo tradurre questa dicitura, sarebbe “Vittorio Emanuele II Per Grazia di Dio Re di Sardegna, Cipro e Gerusalemme”. Al di sotto del collo troviamo, invece, la lettera “F”, ossia l’iniziale dell’autore “Ferraris” e l’anno di coniazione, ossia “1850”.
Sul rovescio, invece, troviamo al centro lo stemma con la croce Sabauda sormontato dalla Corona Reale e ornato con il collare dell’Annunziata. Il tutto è circondato da due rami di lauro. Lungo i bordi compare la scritta “DVX SAB. GENVAE ET MONTISF. PRINC. PED. &”, che tradotta sarebbe: “Duca di Savoia, di Genova e Monferrato, Principe di Piemonte, etc.” In basso, infine, da sinistra a destra, troviamo il segno della Zecca e l’indicazione del valore nominale, ossia “L.10”.
Tiratura e valore d’asta
Di questa moneta, coniata nel 1850, ne esistono due versioni: una emessa dalla Zecca di Genova, l’altra dalla Zecca di Torino. Per distinguerle basterebbe soltanto notare l’identificativo della Zecca, rilevabile a sinistra del valore nominale. Infatti, negli esemplari coniati a Torino (in 2.876 esemplari) troviamo la lettera “B”, in incuso all’interno di uno scudetto, insieme alla testa di un’aquila. In quelli coniati a Genova (in appena 600 esemplari), invece, troviamo la lettera “P”, sempre in incuso all’interno di uno scudetto, affiancata da un’ancora.
Oltre al simbolo della Zecca, quindi, un’altra differenza sostanziale tra le due monete sta proprio nel numero di pezzi coniati. Questo divario tra le due tirature rende ovviamente la moneta coniata a Genova molto più preziosa di quella realizzata a Torino.
Infatti, quest’ultima, in un’asta avvenuta nel 2009, fu venduta a poco più di 8.000 euro, in uno stato di conservazione pari al Fior Di Conio. Quella coniata a Genova, invece, in un’asta del 2015, fu piazzata a circa 30.000 euro, nonostante fosse in uno stato di conservazione pari a “BB”. Quindi, ecco perché chi trova la lettera P su questa moneta potrebbe possedere un tesoro incredibile.
Lettura consigliata
Avrà subito le tasche piene chi possiede queste 100 lire che valgono più di un appartamento