Per chi soffre di qualsiasi patologia cronica non sempre è facile raggiungere i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia. Figuriamoci, poi, per accumulare il gran numero di contributi richiesto per l’accesso alla pensione anticipata, sia ordinaria che in deroga. Nel caso dell’ipertensione, poi, molto spesso chi ne è affetto deve assentarsi dal lavoro per sottoporsi a terapie. E molto spesso queste non sono compatibili con l’orario di lavoro. Ma vediamo se chi soffre di pressione alta può avere diritto ai trattamenti di invalidità.
Quando l’ipertensione è invalidante
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A influire sul rischio di avere la pressione alta sono diversi fattori tra cui l’età ma anche la predisposizione genetica. A questi si aggiungano, poi, fumo, alcol, dieta troppo ricca di sale e stress. La pressione alta, quindi, è una patologia figlia dei nostri tempi alla quale stare molto attenti. Non si deve trascurare il problema perché si possono rischiare complicanze ben più gravi che vanno dal rischio cardiovascolare all’aneurisma.
Quando la pressione del sangue, infatti, è troppo alta, il lavoro del cuore aumenta e se non controllata le conseguenze possono essere anche molto gravi. Fino ad arrivare all’infarto.
Il riconoscimento dell’invalidità civile
Ovviamente il grado di invalidità civile riconosciuto a chi soffre di pressione alta dipende dalla gravità dell’ipertensione stessa. La percentuale riconosciuta varia dal 10 al 100% in base alla gravità dell’ipertensione. Ovviamente quando il fattore di rischio cardiovascolare è più alto la percentuale di invalidità aumenta.
In ogni caso percentuali superiori al 70% vengono riconosciute per alto fattore di rischio cardiovascolare che impegna severamente il cuore . O nel caso di ostruzione delle arterie (aterosclerosi). E solo in questo caso spetta la pensione di invalidità civile a chi soffre di pressione alta.
Chi soffre di pressione alta può prendere l’assegno ordinario di invalidità?
Anche con solo il 67% di invalidità riconosciuta, invece, spetta l’assegno ordinario di invalidità. A patto che sia certificata una perdita della capacita lavorativa specifica di almeno due terzi. In questo caso il malato, pur continuando a lavorare può percepire l’AOI calcolato sui contributi effettivamente versati. In alternativa, a sua scelta, può anche optare per cessare l’attività lavorativa e percepire l’assegno fino al compimento dei 67 anni. Quando si trasformerà in pensione di vecchiaia.
Nei casi più gravi, infine, quando il malato ha patologie che gli impediscono di deambulare autonomamente o che non gli permettano di svolgere le normale attività della vita quotidiana, è possibile ottenere anche l’indennità di accompagnamento.
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