La riforma pensioni tanto attesa sembra essere in una fase di stallo. Il governo finora ha avuto sicuramente delle priorità diverse, per far fronte al termine della pandemia e alla crisi economica acuità dal conflitto ucraino. Nonostante le pressioni dei sindacati, quindi, non si giunge ancora all’individuazione della misura flessibile che dovrebbe entrare in vigore dal 2023.
A prescindere dall’incertezza che circonda l’argomento previdenziale, i lavoratori sono sempre impazienti di lasciare il mondo del lavoro. Questo anche se non sempre l’anticipo è conveniente. Uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni, infatti, ha sempre un costo per il lavoratore. Chi raggiunge questi requisiti andrà sicuramente in pensione nel 2023 anche se non verrà varata nessuna riforma.
Le possibilità per lasciare il lavoro nel 2023?
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Resta ferma la possibilità di poter accedere al pensionamento a 67 anni. La pensione di vecchiaia, infatti, non subirà alcun aumento legato alla aspettativa di vita ISTAT il prossimo anno. Rimarrà valida anche la possibilità di uscita con l’anticipata ordinaria prevista dalla riforma Fornero, che richiede:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
E questo indipendentemente dall’età di uscita. Restano in vigore anche le due misure previste dalla legge Dini le cosiddette pensioni contributive:
- a 64 anni con 20 anni di contributi per quella anticipata (che ricordiamo essere valida solo per chi ha contributi versati a partire dal 1996);a
- 71 anni con 5 anni di contributi per quella di vecchiaia (rivolta sempre e solo ai contributivi).
Chi raggiunge questi requisiti andrà sicuramente in pensione di vecchiaia o anticipata dal 1 gennaio 2023 senza riforma
Oltre alle 4 misure sopra elencate, esistono altre possibilità di pensionamento sempre per il 2023.
Potrà chiedere, ad esempio, la pensione chi ha raggiunto i 64 anni di età ed i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Chi cristallizzerà i requisiti di accesso entro la fine di quest’anno, infatti, potrà continuare a chiedere la pensione con la Quota 102 anche il prossimo anno e in quelli successivi. Lo stesso discorso è valido anche per chi ha cristallizzato il diritto della Quota 100 entro il 31 dicembre 2021.
Potranno poi continuare a presentare domanda di pensione le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2021 hanno raggiunto i requisiti di accesso per l’Opzione donna. Resta inoltre in vigore anche la Quota 41 per i lavoratori precoci. In questo caso possono accedere coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento di 19 anni di età. E che hanno totalizzato almeno 41 anni di contributi totali.A patto di appartenere ad uno dei profili tutelati. Resta in vigore anche la RITA, La misura che permette l’accesso a 57 o 62 anni per chi è titolare di un fondo previdenziale complementare.
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