Dopo le elezioni politiche di settembre per il reddito di cittadinanza il futuro potrebbe essere alquanto incerto. Perché con l’eventuale vittoria del centrodestra la misura potrebbe essere abolita. O comunque largamente depotenziata. E questo specie se il nuovo Governo italiano di centrodestra dovesse essere a trazione Fdi con Giorgia Meloni premier.
Ovverosia con Fratelli d’Italia che, a conclusione delle elezioni politiche di settembre, prende più voti rispetto agli altri due partiti alleati della coalizione. Quindi la Lega guidata da Matteo Salvini e Forza Italia che è il partito guidato dall’ex premier Silvio Berlusconi.
La numero uno di Fratelli d’Italia, infatti, sul reddito di cittadinanza ha le idee chiare già da tempo. Ritenendo la misura del tutto assistenziale e tale solo da portare ad uno spreco di denaro pubblico. Quindi, nel 2023, in base a questo scenario, tutti i percettori del reddito di cittadinanza potrebbero perdere il beneficio economico. E parliamo di milioni di persone coinvolte. Perché il sussidio sarebbe cancellato a favore, con ogni probabilità, di risorse poi dirottate dal reddito di cittadinanza a incentivi alle imprese per le assunzioni. Ovverosia, arrivare dove il reddito di cittadinanza ad oggi non è mai arrivato.
Chi perderà il reddito di cittadinanza nel 2023
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L’erogazione del sussidio è infatti solo uno degli obiettivi di una misura che doveva essere rivoluzionaria per creare occupazione, ma così non è stato. Non a caso, dal fronte del centrosinistra, partiti come il PD, sebbene non siano favorevoli all’abolizione del reddito di cittadinanza, ritengono necessarie e urgenti delle modifiche. Proprio per rilanciare le politiche attive per il lavoro associate alla misura. Ed allora, chi perderà il reddito di cittadinanza nel 2023?
Come e chi può perdere l’accesso al beneficio economico rischiando pure il carcere
Ad oggi non è chiaramente possibile dare una risposta certa. In ogni caso, se la misura non dovesse essere toccata, nel 2023 a perdere il beneficio saranno i decaduti per il mancato rispetto dei requisiti. Per esempio a causa di un ISEE che, nel passaggio dal 2022 al 2023, è superiore alla soglia prevista da rispettare.
Così come nel 2023, come per quest’anno, perderebbero il sussidio i percettori occupabili che non risponderanno alle convocazioni dei Centri per l’Impiego, e quelli che rifiutano due offerte di lavoro congrue. Allo stesso modo, il riconoscimento del sussidio decade pure dichiarando il falso. Ed in tal caso, tra l’altro, si rischia pure di andare a processo. Precisamente, si possono rischiare fino a ben sei anni di reclusione.
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