Il reddito di cittadinanza è nato come uno strumento con una duplice funzione. Una è quella di sussidio nei confronti di chi non ha un’occupazione lavorativa. L’altra riguarda le politiche attive finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro dei percettori.
Si è parlato molto dei cosiddetti “furbetti”, ossia persone che avrebbero trovato il modo di ottenerlo senza averne realmente i “requisiti economici”. Un comportamento stigmatizzabile, considerato che il reddito di cittadinanza nasce per aiutare chi è in difficoltà. Chi sbaglia e viene scoperto, in questi casi, rischia di subire delle denunce e non potrebbe essere altrimenti.
Può, però, capitare che dei soggetti che abbiano tutti i requisiti economici si rendano protagonisti di condotte sanzionabili. Si fa riferimento agli obblighi di chi percepisce il reddito di cittadinanza che, in qualche caso, possono non essere rispettati e da questo derivano delle conseguenze.
Uno spunto in tal senso arriva da una recente sentenza della Cassazione in merito ad una diatriba famigliare.
La storia è quella di un uomo intestatario del reddito di cittadinanza che avrebbe sottratto il beneficio del reddito di cittadinanza alla famiglia per le proprie necessità. Nel caso specifico il sussidio, pur intestato a lui, era evidentemente assegnato e calcolato in base a parametri tarati sui dati del nucleo familiare.
Ed è proprio su questo punto che è stato messo l’accento dalla Cassazione, ossia che l’intestazione non mette un soggetto nelle condizioni di poterlo ritenere unicamente nella sua disponibilità.
Chi percepisce il reddito di cittadinanza anche se ha i requisiti economici potrebbe correre rischi penali se non rispetta eventuali obblighi del proprio caso
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L’uomo, secondo quanto riferiscono le cronache, sarebbe arrivato a maltrattare la moglie per poter avere la card del reddito di cittadinanza e acquistare delle sostanze stupefacenti. Si parla addirittura dell’utilizzo di un martello come strumento di minaccia. Queste sue azioni, in relazione al fatto che il sussidio fosse per tutto il nucleo familiare, ha integrato per la Cassazione il reato di estorsione.
Il reato di estorsione di cui all’articolo 629 c.p. si concretizza quando qualcuno usando “violenza o minaccia” costringe qualcuno “a fare ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.
I giudici della Cassazione si sono espressi respingendo il ricorso e confermando la decisione di condanna di estorsione di cui in Corte d’Appello.
Non è stata accolta nemmeno la richiesta di riqualificazione del reato in una ipotesi più lieve quale “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”. Anche qualora questo fosse accaduto si sarebbe comunque rimasti in campo penale.
È abbastanza chiaro che, in base alla narrazione dei fatti emersa, si è di fronte ad un caso limite. Tuttavia, il dato di fatto acquisibile è che chi pensa di utilizzare solo per scopi personali un reddito di cittadinanza assegnato ad un nucleo familiare, pur essendone l’intestatario, potrebbe andare incontro a rischi penali.
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