Chi investe soldi su questo titolo di Stato porterà a casa un rendimento totale del 9% in pochi mesi

Chi investe soldi su questo titolo di Stato porterà a casa un rendimento totale del 9%

Gestire i risparmi è al tempo stesso un’arte affascinante e impegnativa. I manuali di finanza sono prodighi di consigli, ma il risparmiatore ama fare di testa propria. Nulla di strano, per carità, visto che ognuno è libero di gestire i soldi come meglio crede.
Tuttavia, l’efficienza non la si improvvisa e non è mai fortuita. Parimenti pericolosa può rivelarsi l’inerzia chi resta liquido per paura di sbagliare. In periodi di alta inflazione bastano pochi anni per ritrovarsi ingenti perdite in conto capitale.

Come uscire dall’empasse, allora? Purtroppo non esistono ricette magiche o valide per tutti i profili e le stagioni. Tutto dipende da caso a caso e, verrebbe da dire, tutto è relativo. A grandi linee il portafoglio ideale è quello che mixa al meglio rischio, capitale e rendimento in funzione del periodo e dell’obiettivo d’investimento.

Rende di più il capitale di rischio o il reddito fisso?

Tra i piccoli investitori la risposta che spesso circola è più o meno la seguente: massimo rendimento al minimo rischio e nel minor tempo possibile. Un po’ come avere la botte piena e la moglie ubriaca. Un classico, insomma.
La composizione del trilemma non è impossibile, ma non sempre è alla portata di tutti. Rischio e rendimento vanno infatti di pari passo, per cui se si punta su una variabile bisogna giocoforza sacrificare, in maggiore o minore misura, l’altra. Inoltre occorre ricordare che il miglior alleato di ogni investimento è sempre il tempo. Al suo crescere aumenta di norma il montante netto finale. Come si evince dalle premesse, quindi, non esistono pasti gratis.
Ad esempio oggi chi punta sul redito fisso può sfruttare l’attuale fase di rialzo dei rendimenti. Già optando per le brevi durate si riescono a conseguire discreti ritorni netti. Quelli reali, ossia al netto del carovita, lasciano a desiderare. Spesso infatti restano negativi per via dell’elevata inflazione.

Chi investe soldi su questo titolo di Stato porterà a casa un rendimento totale del 9% in pochi mesi

Consideriamo adesso il BTP con ISIN IT0005127086 e scadenza prevista al 1° dicembre 2025 (è un decennale emesso nel 2015). La durata residua è pari quindi a 2,64 anni, tra 960 giorni. Il titolo ha una cedola lorda annua del 2%, lo 0,875% netto a semestre. Al riguardo, le 2 date di stacco cedola sono quella del 1° dicembre e 1° giugno di ogni anno fino a scadenza.
Ieri il bond ha chiuso le contrattazioni a 96,50 centesimi, per cui il guadagno finale godrà anche dell’attuale quotazione sotto cento. Questo mix di elementi fa sì che il rendimento effettivo netto annuo si attesti al 3%, più o meno il 3,43% lordo (anche di commissioni bancarie). In pratica chi investe soldi su questo titolo di Stato porterà a casa un rendimento totale del 9% in pochi mesi, meglio, in meno di mille giorni.

Cosa rischio con questo titolo in portafoglio?

Per comprendere appieno la bontà dello strumento ponderiamone anche l’associato rischio. Il bond gode della garanzia dello Stato Italiano, che in teoria va oltre i 100mila € di tutela offerti dal FITD sul deposito in conto.
Ancora, a scadenza l’emittente s’impegna a restituire il capitale al valore nominale di 100. Solo l’eventuale vendita anticipata dello strumento (a discrezione del titolare del bond) potrebbe generare una perdita in conto capitale. Questo avverrebbe nel caso di un prezzo di liquidazione inferiore a quello di acquisto. Parimenti si potrebbe verificare l’ipotesi inversa e conseguire una plusvalenza, eventualità tutt’altro che remota. Con il passare del tempo scemerà la durata residua del bond e il mercato ne porterà lentamente il prezzo verso il valore nominale di rimborso finale.
Infine c’è il discorso rendimento-tempo. Meglio restare liquidi e portare a casa solo le spese e le perdite da inflazione o provare perlomeno a tamponare i danni? A ogni Lettore la propria risposta.

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