Esistono delle imposte che ciascun contribuente paga sul proprio conto corrente postale o bancario. Ecco perché la scelta di lasciare i propri risparmi su uno strumento finanziario simile, non sempre si rivela vantaggiosa per alcuni. Chi ha sul conto corrente più di 5.000 euro in giacenza media sta pagando questa tassa allo Stato che di seguito analizziamo.
Perché i correntisti devono pagare l’imposta di bollo e quando è obbligatoria?
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Sicuramente, sarà capitato a molti di imbattersi nella lettura della rendicontazione di fine anno che il proprio istituto di credito invia al cliente. Tra le varie voci di spesa, molti avranno notato quella che reca la dicitura “imposta di bollo”. Che cos’è? Nel 2011 con il D.L. n. 201/2011 il Governo Monti, con il decreto Salva Italia introduceva l’imposta di bollo sui depositi. In seguito alle successive modifiche, il legislatore ha fissato un importo fisso a tale imposta che corrisponde a 34,20 euro all’anno.
Tale pagamento si applica laddove la giacenza media su un conto corrente o libretto di risparmio di persona fisica superi il valore di 5.000 euro. Questo significa che chi ha sul conto corrente più di 5.000 euro in giacenza media sta pagando questa tassa allo Stato. Chi non sapesse a quanto ammonta la propria giacenza media, può ottenerla molto facilmente seguendo le istruzioni presenti nell’articolo “Come fare per avere la giacenza media del conto corrente 2021”.
Differente è l’importo che devono corrispondere soggetti diversi dalle persone fisiche. In tal caso l’ammontare dell’imposta di bollo per i conti intestati a società o imprese coincide con il valore di 100 euro annui. Questo secondo quanto disciplina l’art. 19 del D.L. n. 201/2011, all’art. 13, parte prima, comma 2-bis del D.P.R. n. 642/2972. Gli istituti di credito solitamente trattengono l’importo a fine anno, oppure decurtano periodicamente una quota commisurata al periodo di riferimento.
Come funziona per i conti cointestati e a quali conti correnti non si applica l’imposta di bollo?
Chi ha sul conto corrente più di 5.000 euro in giacenza media sta pagando questa tassa allo Stato come abbiamo visto. Fatte salve le premesse giuridiche, molti si domandano se l’imposta non subisca un raddoppio per i conti correnti cointestati. Ebbene, non c’è da preoccuparsi perché l’imposta di bollo colpisce lo strumento finanziario e non chi detiene il conto. Questo significa che si prendono in considerazione i dati che interessano la giacenza media, non il numero di titolai che possiede un conto corrente.
Attenzione perché l’imposta non si applica a tutti i conti correnti. Chi ha una giacenza media sotto i 5.000 euro, come prevedibile, non la paga. Inoltre, alcuni specifici conti parimenti non la devono pagare. Stiamo parlando dei correntisti con ISEE sotto i 7.500 euro che si escludono dalle spese bancarie. Ancora, i titolari di un conto corrente base sono altrettanto esonerati dal pagamento di tale balzello. Quest’ultimo vantaggioso strumento finanziario è particolarmente indicato per alcuni pensionati o famiglie che presentano requisiti specifici. Tutti i dettagli sono presenti nell’articolo “Famiglie e pensionati con reddito ISEE basso possono ottenere una importante agevolazione sul conto corrente”.