In quest’articolo cercheremo di essere quanto più possibile semplici in merito ad una recente decisione di politica monetaria. Una politica che probabilmente aprirà ad un’era del tasso d’inflazione, variabile, che tocca la vita quotidiana di tutti noi.
Ma soprattutto chi ha soldi su depositi infruttiferi si prepari alla stangata finale. Procediamo con ordine.
Il nuovo target d’inflazione della BCE
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Un paio di giorni fa il board BCE ha rivisto il suo target d’inflazione. In pratica, per i primi 20 anni la sua mission è stata quella di perseguire un tasso prossimo, ma inferiore, al 2%. Dall’altro ieri, invece, si sono stabilite fondamentalmente due cose.
La prima, che il target del 2% medio fa riferimento al periodo di un anno. La seconda è che l’inflazione del 2% è intesa in modo simmetrico nel tempo. In realtà sta tutta qui la grande novità a cui il piccolo risparmiatore affezionato alla liquidità dovrebbe prestare massima attenzione.
“Simmetrico” vuol dire che se prima del tempo X il tasso d’inflazione è stato al di sotto del 2%, la BCE ne accetterà un suo sforamento nel tempo X+1. E questo avverrebbe per il tempo necessario per compensare lo scarto perso nel periodo X–1.
L’inflazione dell’Eurozona
Osservando il grafico sottostante (fonte: Rivaluta) si nota come il tasso medio dell’Eurozona sia al di sotto del 2% da un decennio scarso.
Quindi questo potrebbe costituire una sorta di “nulla osta” allo sforamento del tasso-soglia almeno nel breve termine.
Ora, nel dubbio circa la reale evoluzione futura del costo della vita, come dovrebbe comportarsi il piccolo risparmiatore? Le premesse non sono rosee: le stime sull’economia parlano di forte rilancio del PIL, quindi ripresa dell’occupazione e dei consumi. Questi elementi incideranno sul carovita, al pari dei rialzi delle materie prime e i massicci piani di aiuti pubblici.
Oggi sul mercato arrivano infatti molti fondi da più fonti e prima o poi la maggiore massa monetaria si scaricherà sui prezzi. Infine ci sono le aspettative, per cui anche le aziende non impiegheranno molto tempo a ritoccare verso l’alto i loro listini prezzi.
Morale: l’inflazione alta “forse” sarà temporanea, ma di sicuro sarà una costante nei prossimi mesi.
Dunque, chi ha soldi su depositi infruttiferi si prepari alla stangata finale
Per il piccolo risparmiatore che si è rifugiato nella liquidità saranno semplicemente dolori.
Prendiamo infatti a riferimento il conto corrente, lo strumento più usato nella gestione dei propri risparmi. Abbiamo da un lato l’imposta di bollo e le spese per la tenuta conto. Dall’altro, le alternative come gli strumenti a reddito fisso tipo i buoni e titoli di Stato offrono rendimenti tra il negativo (i bond fino a 5 anni) e il vagamente positivo.
Un dilemma di non facile soluzione, a cui si aggiunge appunto l’inflazione. In quest’articolo abbiamo visto quanto valgono 10mila euro depositati su un c/c infruttifero dopo 20 anni. In pratica si dimezzano quasi!
Spesso chi ha giacenze importanti sul c/c s’interroga sul quando arriverà la patrimoniale e quale potrebbe essere l’aliquota applicata. Ma intanto trascura il fatto che un’inflazione sostenuta fa più danni di un eventuale prelievo forzoso. Il quale, anche laddove si realizzasse, sarebbe comunque del tipo una tantum, contro un’inflazione che dura invece almeno qualche semestre!
La stangata finale colpirà tutti
La semplice morale è che dunque da oggi in poi sarà un lusso tenere i soldi fermi sul c/c.
Gli scenari che si aprono non lasciano tante alternative disponibili. E cioè o si accettano le ingenti uscite date dalla somme di costi effettivi e perdite di potere d’acquisto, oppure investire.
In questo 2° caso si potrà scegliere il breve o il lungo tempo (qui alcuni spunti), ma il risultato finale sarà del tipo a geometria variabile. Ossia tutto dipenderà dal saldo effettivo tra quanto saremo stati in grado di guadagnare e le uscite, certe, che nel frattempo avremo subito.