Se hai titoli di Stato italiani devi sapere che potresti perdere molti soldi, fino al 50% del loro valore. Il rischio è concreto ed è legato ad una clausola, ma che non tutti i titoli governativi hanno.
Un rischio grava su molti titoli di Stato in circolazione e su quasi tutti quelli emessi negli ultimi anni. Chi ha un titolo di Stato e lo detiene fino alla scadenza pensa di avere la certezza di un guadagno e del rimborso del capitale. Purtroppo non è così, o meglio, non è così per tutti i titoli di Stato in circolazione. Ecco quali sono le obbligazioni a rischio e come riconoscerle.
La clausola CACS che mette a rischio i risparmi in titoli di Stato
Indice dei contenuti
La clausola CACS (Collective Action Clauses) è una disposizione che si applica a molti titoli di Stato italiani, in particolare quelli emessi dopo il 2013. Si tratta di una clausola che permette al Governo di modificare i termini del contratto in caso di ristrutturazione del debito pubblico.
In pratica, se lo Stato italiano dovesse trovarsi in difficoltà a pagare i suoi debiti, potrebbe fare scattare la clausola CACS. Quindi potrebbe decidere di negoziare con i suoi creditori una riduzione del valore nominale dei titoli, degli interessi oppure un allungamento delle scadenze. Questo significa che chi possiede questi bond potrebbe subire delle perdite significative sul suo investimento.
Chi ha e chi investe adesso nei titoli di Stato in questione potrebbe perdere molto denaro
Non tutti i titoli di Stato italiani hanno la clausola CACS. In generale, sono soggetti a questo condizionamento i BTP emessi dopo il 2013 e i CTZ (Certificati del Tesoro Zero Coupon). Invece, non hanno la clausola CACS i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) con scadenza inferiore ai 12 mesi. Per verificare se un titolo ha o no la clausola CACS, basta consultare il prospetto informativo disponibile sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Quindi, se vuoi investire in titoli di Stato italiani senza esporti ai rischi della clausola CACS, hai una sola cosa da fare. Per evitare i titoli di Stato con questo condizionamento devi scegliere BOT o i BTP emessi prima del 2013. Questi titoli offrono una maggiore sicurezza, ma hanno anche un rendimento inferiore rispetto ai titoli con la clausola CACS. Se hai titoli di Stato in portafoglio meglio verificare se hanno in dote questo condizionamento.
Perché i titoli con la clausola CACS rendono di più
Tra i BTP senza CACS che hanno una scadenza residua vicina a noi c’è il BTP con scadenza agosto 2023 (Isin: IT0004356843). Ma anche il BTP con scadenza nel novembre 2023 (Isin: IT0000366655) e il BTP con scadenza dicembre 2023 (Isin: IT0000366721). Per investire in un BTP senza CACS con una scadenza più lunga occorre puntare su quello con scadenza a marzo 2025 (Isin: IT0004513641). Oppure scegliere quelli con scadenza marzo 2026 (Isin: IT0004644735) o maggio 2031 (Isin: IT0001444378).
Quello sopra è solo un esempio parziale, molti altri titoli BTP non sono gravati dalla clausola CACS, che penalizza il titolo e quindi fa aumentare il rendimento. Per esempio, il BTP con scadenza agosto 2031 (Isin: IT0005436693) ha la CACS e al momento dell’analisi il suo rendimento netto annuo è del 3,7%. Il BTP con scadenza a maggio 2031, esente da CACS, al momento della stesura di questo articolo aveva un rendimento netto annuo del 3,1%. Chi ha e chi investe adesso nei BTP dovrebbe tenere in considerazione anche questo aspetto. Naturalmente la clausola CACS non grava sulle obbligazioni non governative.