Al termine della 5 giorni di collocamento del nuovo BTP Futura 2037, un gran dilemma agita il piccolo risparmiatore. Tanto chi lo acquistato, quanto chi ha deciso di passare la mano. Idem per chi invece ha aderito alle emissioni gemelle precedenti, vale a dire il BTP Futura a 10 e a 8 anni di durata.
Vale a dire: ma chi ha comprato il BTP Futura 2037 quanto porterà a casa rispetto a chi ha comprato BTP Futura 2030 o 2028? Procediamo con ordine.
Un rapido riepilogo delle tre emissioni
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Prima di provare a dare una risposta, mettiamo brevemente a confronto le tre emissioni. Ricordiamo infatti che:
a) il livello di rischio è pressoché identico per i tre prodotti, idem per il rating dell’emittente e il regime di tassazione agevolata al 12,50%;
b) in tutti e tre gli strumenti, la formula scelta dal MEF è quella delle cedole fisse del tipo step-up. Cambiano solo le cedole medie ponderate, i premi fedeltà e le durate complessive delle tre emissioni (rispettivamente 10, 8 e 16 anni).
Il 1° bond della serie, il BTP Futura 2030 (ISIN: IT0005415283), offre l’1,15% nei primi 4 anni, l’1,30% nei successivi 3 e l’1,45% nel triennio finale. La cedola media ponderata risulta quindi pari all’1,285%. A cui si aggiunge, a scadenza, il premio fedeltà compreso tra l’1 e il 3% del capitale investito.
Quanto al BTP Futura 2028 (ISIN: IT0005425753), le soglie sono tre e pari allo 0,35% nei primi 3 anni, lo 0,60% dal 4° al 6°, l’1% nel biennio finale. Dalla media ponderata dei tassi si ottiene un rendimento dello 0,606% circa. A cui va sommato il premio fedeltà finale (ed unico) compreso tra l’1% e il 3% del capitale investito.
Infine, in merito all’ultima emissione rimandiamo al link seguente per tutti i dettagli.
Dunque, chi ha comprato il BTP Futura 2037 quanto porterà a casa rispetto a chi ha comprato BTP Futura 2030 o 2028?
La terza emissione del BTP Futura non ha scaldato più di tanto i cuori degli investitori. Le adesioni si sono infatti attestate a 5,477 miliardi di euro, contro i 5,7 di novembre e i 6,1 miliardi di euro di luglio scorso.
Alla luce delle tre raccolte, possiamo dire che l’ultimo bond emesso sia il meno conveniente dei tre? Assolutamente no.
Forse in questo caso avrà potuto giocare contro la durata dei 16 anni, percepita come molto lunga dal piccolo investitore retail. Oppure non sarà stata molto gradita dal mercato la scissione del premio fedeltà in due tranche (2029 e 2037).
Premio che, ricordiamo, sarà incassato solo da chi lo ha già comprato e lo terrà fino alle due rispettive scadenze.
In tutte e tre le emissioni, la maggiore convenienza alla sottoscrizione sta appunto se si tiene il titolo fino relativa scadenza. Ne alza infatti il rendimento medio ponderato totale. Mentre le cedole delle prime finestre (i primi anni) sono sempre le più basse e le meno allettanti delle tre serie.
A questo punto, scatta almeno un altro doppio termine di confronto aldilà delle cedole medie ponderate. In primis, l’inflazione che verrà: chi dei tre sottoscrittori può ritenersi relativamente più al sicuro dal futuro aumento del costo della vita? Cioè, chi dei tre investitori ha protetto meglio il potere d’acquisto dei suoi soldi?
Inflazione, spread e liquidità di mercato
Peraltro chi ha comprato il BTP Futura spera anche in un ritorno dell’inflazione. Questo rialzo, infatti, sarebbe un segno indiretto che il PIL sta crescendo, a tutto vantaggio del premio fedeltà finale. Ma sarebbe più auspicabile puntare sulla protezione del potere d’acquisto o sul massimo del doppio premio finale?
Ancora un’altra considerazione sempre in tema d’inflazione (e in parte il discorso vale anche per lo spread). Se dovesse ritornare in auge nel futuro, anche le future emissioni ne risentirebbero. Nel senso che all’aumento di questa variabile seguirebbero emissioni più generose in termini di cedole.
Ora, poste al loro cospetto, le cedole dei tre BTP Futura di quanto (e se) appariranno relativamente più basse? A quel punto il piccolo investitore potrebbe anche pensare di aver investito in anticipo (sui tempi) i suoi soldi a lungo termine.
Tuttavia, la formula del tipo a cedole crescenti nel tempo rende il BTP Futura meno sensibile ai futuri rialzi dei tassi di riferimento. Ancora, si pensi ad esempio che il rendimento del neo-bond è pari alla remunerazione che offrono oggi titoli di Stato a scadenza quasi doppia, rendendolo relativamente più conveniente.
Ultimo aspetto da valutare
Infine, altro aspetto da valutare è la liquidità di mercato di questi bond sul secondario. Da un lato, infatti, chi compra dopo il collocamento non ha diritto al premio fedeltà (è il caso degli istituzionali, per esempio). Dall’altro, questi titoli con cedole del tipo step-up non sono possono essere comperati dalla BCE.
Insomma, è difficile stabilire chi ha comprato il BTP Futura 2037 quanto porterà a casa rispetto a chi ha comprato BTP Futura 2030 o 2028.
I parametri e le dinamiche che entrano in gioco sono, infatti, talmente tanti, per cui risulta arduo dare risposte univoche e sempre valide. Infine, nell’articolo di cui qui il link illustriamo due tecniche differenti per guadagnare fino all’1,75% con i risparmi accumulati.