Chi eredita dei debiti non sempre deve pagarli: ecco i casi di illegittimità

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Se il parente defunto lascia in eredità dei debiti, non è detto che l’erede debba sempre farsi carico di tale fardello. L’accettazione dell’eredità non comporta necessariamente l’onere del saldo debiti del defunto contribuente. Di seguito vi spieghiamo quali sono i casi in cui sia possibile evitare la corresponsione di alcune cartelle di pagamento e come fare per non svuotare le proprie tasche per pagamenti non dovuti.

Quali sono le condizioni che implicano il pagamento da parte dell’erede

Prima che un parente senta pendere su di sé la spada di Damocle dei debiti del defunto, è opportuno precisare che il pagamento è strettamente connesso all’accettazione dell’eredità. Che significa questo? In buona sostanza, soltanto nella misura in cui si accetta l’eredità ci si espone al possibile saldo di alcuni debiti del defunto. Ricordiamo che esistono alcune limitazioni al pagamento dei debiti come specificato nell’articolo “chi paga i debiti di un defunto?”. Come molti sapranno, l’accettazione dell’eredità deve avvenire entro il termine di 10 anni dal decesso del familiare. Diverso è il caso del convivente che ha solo 40 giorni di tempo per dichiarare l’accettazione o il rifiuto dell’eredità.

Una volta che si accetta l’eredità, si diviene eredi effettivi e questo comporta alcuni vincoli circa i pagamenti. Tuttavia, chi eredita dei debiti non sempre deve pagarli. Esistono alcuni casi in cui è possibile che all’erede non sia possibile richiedere il versamento di quanto dovuto dal defunto.

I casi in cui la cartella si considera illegittima

In quali casi la cartella di pagamento si ritiene illegittima? Chi eredita dei debiti non sempre deve pagarli e questo vale per le seguenti situazioni:

  1. se un creditore domicilia la notifica di pagamento presso il familiare prima che quest’ultimo dichiari l’accettazione o la rinuncia all’eredità. Secondo il principio sopra espresso, non è possibile che i debiti del defunto cadano a pioggia sui familiari. L’accettazione vincola la riscossione;
  2. le sanzioni di natura amministrativa ed, in particolare, quelle derivanti dal mancato versamento delle imposte. In questo caso quello che devono corrispondere sono solo le tasse che hanno portato alla maturazione delle stese;
  3. nel caso si tratti di debiti caduti in prescrizione il creditore non può successivamente avanzare pretese nei riguardi del familiare;
  4. relativamente alle multe stradali e ad altre sanzioni: in questo caso, le sanzioni non si trasferiscono agli eredi che non hanno alcun obbligo nei riguardi del pagamento. Inoltre, bisogna ricordare che l’eventuale pagamento si divide in base al numero degli eredi e non ricade su uno in particolare fatta eccezione per alcuni casi.

Un altro aspetto importante da considerare è che la chiamata all’eredità non comporta l’automatica accettazione. Questo vuol dire che il Fisco o un creditore non può pretendere alcuna somma di denaro a saldo prima che si formalizzi l’accettazione. Fintanto che non si formalizza la qualifica di erede, non si deve alcun pagamento del debito del defunto.

Nella misura in cui si acquisisce l’eredità, invece, i debiti che spetta pagare agli eredi si distribuiscono in tale maniera:

  1. secondo responsabilità solidale per le imposte sui redditi, la tassa di successione e i saldi di Irap, Irpef e Ires. In questo cosa la cifra si divide equamente tra tutti gli eredi coinvolti;
  2. secondo responsabilità pro quota per le imposte dirette, di registro e per le imposte locali come Imu, Tasi e Tari. In questo caso, la quota che versa ciascun erede si stabilisce in proporzione alla quota di eredità che riceve.

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