Certamente, il blocco delle attività per più di 2 mesi, ha avuto un impatto devastante sull’economia. Ma, si ci chiede, chi dovrà pagarne le spese? Il Governo ha introdotto numerosi incentivi, bonus, esoneri ma il tutto sembra insufficiente a ripianare le mancate entrate dei mesi scorsi. Purtuttavia, non è neppure ragionevole che a pagarne le spese debbano essere i consumatori, a loro volta danneggiati dalla inattività. La Fase due è stata inaugurata dagli italiani, nonostante gli ammonimenti del Governo, come un “liberi tutti”.
Tant’è che, da subito, si è corsi a riprendere tutte le attività proibite durante il lockdown. Però, a quanto pare, adesso, i “vizi” costano più cari che in passato. Infatti, a pochi giorni dalle aperture di parrucchieri ed estetiste, già si segnala un aumento del 25% di tali prestazioni, con in più, un’insolita tassa: la tassa Covid. Essa, a seconda della situazione, ammonterebbe ad una cifra che va da 2 a 4 euro. Inoltre, a detta di chi viene chiamato a chiarimenti, servirebbe per coprire le spese di sanificazione e messa in sicurezza.
Chi dovrà pagarne le spese? La chiamata in causa del Codacons
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La prassi della tassa Covid è stata denunciata anche dall’Unione nazionale consumatori. E’ chiaro che essa, sul piano fiscale, è un autentico abuso. Si pensi, tra l’altro, che il Governo, con il decreto Rilancio, ha predisposto degli incentivi proprio per la sanificazione delle strutture imprenditoriali e per l’acquisto di dispositivi di protezione. Come la metteremmo, dunque, se questi imprenditori conseguissero il vantaggio degli incentivi statali e in più imponessero una tassa, per gli stessi servizi, in capo ai consumatori?
Come anticipato, le difficiltà economiche derivanti dal coronavirus hanno riguardato tutti gli italiani. Pertanto, non sarebbe affatto giustificata l’imposizione di un surplus, non dovuto, da parte di alcuni a danno di altri. Ebbene, la tassa Covid, rinvenuta negli scontrini fatti recapitare al Codacons è illegale. Pertanto va denunciato chi la impone, aprendo le porte ad una scorrettezza che si traduce anche in una concorrenza sleale a danno di chi, invece, rispetta la legge. Non sarebbe equo, infatti, lasciar passare un atteggiamento iniquo e illegale, tipico “dell’uomo mangia uomo”, in un momento in cui abbiamo perso tutti.
Di conseguenza, è necessario difendersi contro le angherie dei furbi che alzano i prezzi dei beni primari ma anche di quelli che, fanno pagare ancor più caramente, il cosiddetto “ritorno alla normalità”!