Perché una terapia farmacologica funzioni non basta assumere i farmaci negli orari prestabiliti. Uno dei fattori che può influenzare l’esito positivo di una cura è anche la reazione del farmaco con alcuni alimenti.
Esistono cibi e bevande che agiscono negativamente su determinati medicinali, sul loro assorbimento da parte del nostro corpo o sulla loro efficacia. Nei casi peggiori possono procurare effetti indesiderati anche gravi o potenziarne la tossicità.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) cita diversi esempi, come l’alcol, che può limitare o aumentare l’effetto di alcuni farmaci. Anche la liquirizia, se consumata in abbinamento a farmaci a base di digossina, può amplificarne il rischio di tossicità. E i casi non sono finiti. Anche le uova, se accostate ad alcuni farmaci, possono ostacolare il buon esito della cura. E non si tratta degli antibiotici, come sostiene una falsa credenza.
Chi assume questi farmaci non dovrebbe mangiare uova per non compromettere la cura
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Una diceria popolare assai diffusa sostiene che, durante una cura a base di antibiotici, non si possano mangiare le uova. Questa affermazione è smentita dall’Istituto Superiore di Sanità, che sottolinea come ciò sia vero solo durante l’assunzione di antibiotici sulfamidici.
Infatti, non esistono evidenze scientifiche secondo cui l’uovo comprometterebbe la cura con antibiotici. Il discorso, invece, cambia se si assumono sulfamidici. Si tratta di antibiotici sintetici che agiscono su molti batteri.
In questo caso può essere sconsigliabile non mangiare uova, perché alcuni componenti potrebbero legarsi ai sulfamidici nell’intestino e limitarne l’assorbimento. Ecco perché chi assume questi farmaci non dovrebbe mangiare uova per non compromettere la cura.
Attenzione anche al succo di pompelmo e al cioccolato
Una bevanda che potrebbe contrastare con l’effetto di alcuni farmaci è il succo di pompelmo. Ne è sconsigliabile il consumo in abbinamento a farmaci come buspirone, triazolam, antistaminici e altri. Anche il cioccolato che contiene caffeina può interferire, ad esempio, con stimolanti, come metilfenidato, aumentandone l’effetto, ma i casi non sarebbero finiti.
Si consiglia, infine, di leggere attentamente le avvertenze riportate sul foglietto illustrativo e seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio medico.
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