I rincari dell’energia colpiranno duramente le bollette per quest’anno. Il rischio concreto per le famiglie in ritardo nel pagamento delle utenze, è l’interruzione dell’erogazione del servizio. Chi non paga luce e gas potrebbe vedersi staccare la corrente o interrompere la fornitura del riscaldamento. Ma anche chi paga il riscaldamento regolarmente, potrebbe trovarsi con i caloriferi freddi per mancato pagamento della bolletta. Questo disagio potrebbe accadere a chi vive in condominio e ha un riscaldamento centralizzato. Vediamo perché.
Un appartamento in condominio può avere due tipi di riscaldamento, autonomo o centralizzato. Nel primo caso la famiglia ha una caldaia privata e può decidere per quanto tempo lasciare il riscaldamento acceso e i gradi dell’appartamento. Nel caso del riscaldamento centralizzato, la caldaia è condominiale, quindi gli appartamenti sono riscaldati tutti per lo stesso tempo e con la stessa temperatura. In pratica, accensione e spegnimento della caldaia sono uguali per tutti.
Ripartizione dei costi del riscaldamento autonomo o centralizzato
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Nel caso del riscaldamento autonomo i consumi e la manutenzione ordinaria e straordinaria sono a carico del singolo condomino. In pratica ogni famiglia paga per ciò che consuma. Nel caso del riscaldamento centralizzato questo è vero in parte. Infatti, grazie alle valvole termostatiche e ai sistemi di contabilizzazione del calore, ogni condomino paga in funzione dei propri consumi. Inoltre sono state introdotte le tabelle millesimali anche per ridistribuire i costi in funzione della superficie dell’unità abitativa da riscaldare.
Tuttavia la manutenzione ordinaria dell’impianto viene pagata indistintamente da ogni condomino. Inoltre, tutte le famiglie pagano i costi della gestione dell’impianto indipendentemente dal livello di consumo. Infatti l’impianto di riscaldamento centralizzato fornisce calore contemporaneamente a tutti i condomini. Se questo cessa di funzionare tutti i condomini rimangono senza riscaldamento.
Chi abita in condominio rischia un inverno al freddo anche se non è moroso
Il riscaldamento centralizzato implica che il condominio abbia una bolletta unica e l’amministratore condominiale ripartirà la spesa tra i vari condomini. Ma cosa accadrebbe se uno o più condomini non dovessero pagare? Il problema diventa grave quando un condomino moroso non riesce a rientrare del debito, in pratica non può pagare.
Se le rate condominiali non pagate relative al riscaldamento si accumulassero, la cifra potrebbe diventare importante. In questo caso l’amministratore potrebbe trovarsi nella situazione di non potere pagare la bolletta. A questo punto se non interviene una soluzione, l’ente fornitore del gas potrebbe anche decidere di staccare l’utenza. In pratica per colpa della morosità anche di un solo condomino, tutto il condominio rimarrebbe al freddo.
Le due soluzioni per evitare un inverno al freddo in casa
Così chi abita in condominio rischia un inverno al freddo. Le soluzioni a questo problema possono essere due. La prima, quella immediata, è di ripartire le spese del condomino moroso sugli altri condomini. Poi l’amministratore si occuperà di recuperare il credito anche attraverso una iniziativa di natura legale.
Una soluzione di lungo periodo è quella di eliminare il problema alla base staccandosi dal riscaldamento centralizzato. Questa operazione è possibile anche senza l’assenso dell’assemblea in base alla legge 145/2013 in materia di contenimento delle tariffe elettriche e del gas. Questa legge, conosciuta anche come Riforma del condominio, consente ad un condomino di staccarsi dal riscaldamento centralizzato installando un sistema termico autonomo.
Il problema della condivisione della spesa non riguarda solo il riscaldamento ma altri costi condominiali, anche se di minore entità. Per esempio è giusto che l’amministratore addebiti a tutti le spese postali di comunicazione verso solo alcuni condomini? La Cassazione ha espresso un parere preciso riguardo questo annoso problema. I proprietari di un immobile dovranno pagare le spese postali seguendo un criterio di ripartizione ribadito dalla Corte di Cassazione. Anche se esistono delle eccezioni.
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