Le lire hanno fatto la storia d’Italia e sono un caro ricordo dei nostri nonni e genitori. Ripensandoci, forse sale ancora un po’ di nostalgia. C’è chi, per fortuna, ci ha visto lungo e ha deciso di conservarne qualcuna nel cassetto. Forse solamente come cimelio, o perché ha pensato che in prospettiva futura potesse fruttare una sommetta. In quest’ultimo caso, potrebbe averci azzeccato.
Infatti, molti anni fa era in circolazione una moneta da 10 Lire che proprio oggi varrebbe una fortuna. Non è scontato averla ancora con sé, ma rovistando bene in casa potremmo imbatterci proprio in essa. Un pezzo che, rivenduto, potrebbe sistemare le nostre casse e aumentare considerevolmente il conto in banca.
Che fortuna trovarsi in tasca la moneta simbolo dell’Italia agricola
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Sono tanti gli oggetti di valore ricercati dai collezionisti per la loro rarità. Alcune delle monete più pregiate e desiderate sembra girassero durante il regno del Re Vittorio Emanuele III. Il sovrano regnò sull’Italia dal 1900 fino al 1946, anno in cui abdicò in favore del figlio Umberto.
In questo lasso di tempo si decise di stampare diverse monete, tra cui le tuttora meravigliose 10 Lire Aratrice. La prima emissione si può ricollegare al periodo storico tra il 1910 e il 1912. Una seconda serie di queste monete, stavolta rivolta ai numismatici, si coniò successivamente, tra il 1926 e il 1927.
Com’è fatta e quanto vale
Se ricontrollando la nostra collezione personale, al caldo del nostro rustico camino, trovassimo la 10 Lire Aratrice, avremmo probabilmente vinto alla lotteria. Riconoscerla è semplice, tanto che basterà darle un’occhiata. Sul lato frontale spicca il profilo del Re Vittorio Emanuele III con lo sguardo rivolto a sinistra. In fondo si nota il simbolo della casata dei Savoia, mentre vicino al bordo spunta la scritta “VITTORIO EMANUELE III”. Sul rovescio, invece, si prende la scena Aratrice, che tiene con sé un fascio di spighe, mentre nella mano destra regge un aratro. Ai lati della figura femminile è impresso il valore della moneta e in alto si può leggere la dicitura “REGNO D’ITALIA”. Per concludere l’esamina, sul fondo si riporta l’anno di emissione affiancato dal simbolo della Zecca e dalla stella a cinque punte.
Che fortuna trovarsi in tasca questa moneta. Infatti, solo gli esemplari coniati nei primi anni varrebbero circa 9.000 euro se valutati fior di conio. Le serie del 1926 e 1927, invece, potrebbero fruttare addirittura 20.000 e 28.000 euro al loro possessore.
Dove vendere le monete rare
Chi è in possesso di qualche moneta che reputa rara e di valore potrebbe pensare di venderla per guadagnarci. Le possibilità in questo caso sono diverse e ognuna con pro e contro. Potremmo recarci in un negozio di numismatica, che è sicuro ma forse non così conveniente per via delle commissioni.
Oppure, potremmo cercare qualche appassionato di collezionismo che si interessi al nostro pezzo. Con quest’ultima opzione potremmo guadagnare di più, ma dovremo fare attenzione alle eventuali truffe online. Rivolgiamoci solamente ai siti che reputiamo affidabili e che hanno ricevuto le recensioni migliori.