La finanza e l’industria creano dei casi davvero particolari ed estremi, incroci tra passato, presente e futuro all’insegna della produzione a ogni costo. Le acquisizioni fanno passare di mano le proprietà e non si sa più chi guadagna e chi sparisce dai radar. Alla fine a perderci è sempre il sistema Italia. Che fine ha fatto la Indesit?
Era stata creata nel 1953 per diventare leader nella produzione di elettrodomestici ed elettronica di consumo. Aveva la sede a Rivalta di Torino ed effettivamente divenne una delle aziende maggiori a livello italiano ed europeo nel settore. La società in origine non era Indesit ma Spirea creata con capitale sociale di 1.200.000 di lire. I fondatori furono Armando Campioni, Adelchi Candellero e il cavalier Filiberto Gatta. Producevano frigoriferi fino alla trasformazione in società per azioni con conseguente ampliamento del mercato.
Come molte altre aziende grandi, strutturate e ambiziose nel settore degli elettrodomestici, anche per l’Indesit la crisi cominciò negli anni 70. La concorrenza del mercato orientale fu impietosa e il calo delle vendite con la sovrapproduzione non permisero investimenti ulteriori nell’innovazione dei prodotti. Nel 1977 il passivo era di 1,3 miliardi. Indesit alzò i prezzi per occupare una fascia medio alta di mercato, le vendite calarono e i debiti arrivarono a 204 miliardi. Fino a che il commissariamento fu inevitabile.
Acquisizioni per sfruttare il marchio
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Che fine ha fatto la Indesit? Dal 2016 è diventato un marchio Whirpool Corporation, multinazionale statunitense. Ma la società americana l’aveva già acquista nel 2014 prima della fusione tra Wirpool Europa e Indesit Company. La Indesit Company era nata dopo che la Indesit era stata acquistata all’asta fallimentare per 44 miliardi dalla Merloni Elettrodomestici. La Merloni per sfruttare il marchio Indesit cambiò la ragione sociale e vendette agli americani.
La Indesit come l’avevamo sempre conosciuta non esisteva già più, le strutture produttive erano state svendute e i dipendenti erano passati alla Merloni. L’unica cosa che continuò a girare per i mercati mondiali fu il marchio. Nel 2000 era la Merloni a possedere più di 11 stabilimenti in tutta Europa e 20 sedi commerciali. Nel 2004 la Indesit company deteneva comunque il 13,7% del mercato europeo di forni, lavatrici, piani cottura, lavastoviglie e lavatrici, con un fatturato di 3 miliardi di euro. Di cui 500 milioni nel mercato italiano. Erano 14 milioni gli elettrodomestici venduti in 36 nazioni. Nel momento in cui la Whirpool si è portata a casa il pacchetto, i dipendenti erano 18 mila.
Che fine ha fatto la Indesit e l’industria italiana?
L’Italia è in grado di compiere autentici miracoli. Così come il nostro indice di borsa è in grado di salire durante le crisi di Governo o quando il Governo proprio non c’è, così le aziende sono in grado di sfornare record pur non esistendo. Potere del fascino del Made in Italy e della qualità del nostro lavoro. Troppo spesso penalizzato per interessi più grandi di noi.
Sono tanti i marchi che dagli anni 70 e 80 sono usciti con le ossa rotte. E questo ha portato il nostro apparato industriale a sfaldarsi. L’economia è cambiata e ci sono nuove sfide. Ora l’economia è 4.0 con internet, intelligenza artificiale, Machine Learning e cloud computing, cioè le nuove tecnologie a dettare modi e tempi. Sarà in grado l’Italia di vivere una nuova epoca d’oro come quella degli anni 50 e 60?