Verrebbe da dire «Chi l’ha vista?» riferito ovviamente all’attivista svedese promotrice del grande sciopero contro il cambiamento climatico. In verità a far memoria manca dalla scena pubblica dall’ultima puntata della Cop 26. L’incontro per il 2021 si è tenuto in Gran Bretagna lo scorso autunno con quasi tutti i Paesi del pianeta. L’appuntamento è stato commentato e, diciamolo, in qualche modo deriso da Greta con un «bla, bla, bla». Come a dire che la discussione tra i capi di Stato sulla modalità giusta per avviarsi alla transizione energetica, fosse aria fritta.
Il punto è che spegnere le centrali a carbone, bloccare le estrazioni di petrolio, realizzare e mettere in circolo veicoli elettrici non è cosa di un giorno. E già prenderne consapevolezza e mettere intorno ad un tavolo tante teste pensanti a capo di Paesi diversi, è un primo grande passo. Che probabilmente ha spiazzato Greta. Perché in qualche modo non avrebbe più ragione di protestare e di esistere pubblicamente. Se a questo aggiungiamo la crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina, tutto si complica. Le varie Nazioni hanno ben capito che devono transitare verso soluzioni ecologiche e a basso impatto ambientale sfruttando l’energia solare, del vento eccetera. Hanno pure capito che le centrali a carbone vanno chiuse. Solo che sono necessari dei tempi che si stimano in almeno 2-3 anni a voler essere ottimisti. E Greta lo sa.
Il fenomeno
Indice dei contenuti
I maligni in passato hanno proferito che il personaggio fosse in realtà mosso dalla regia di altri. Potrebbe anche darsi. Così come la ragazza ultrasensibile affetta dalla sindrome di Asperger, potrebbe aver mosso i primi passi da sola. Complice la tecnologia e la viralità dei canali social unitamente ad una generale consapevolezza del cambiamento climatico da parte dell’opinione pubblica. Greta pare sia molto attiva tramite il web però in presenza non la vediamo da un po’. E molti si chiedono che fine ha fatto Greta Thunberg. I tempi in cui tutto ha avuto inizio con le sue manifestazioni davanti al Riksdag (Parlamento) di Stoccolma (in Svezia) sembrano un lontano ricordo. Un fuoco di paglia o una mezza pagina da consegnare ai libri di storia contemporanea.
Che fine ha fatto Greta Thunberg? Spiazzata dalla transizione energetica o dalla guerra e dal nuovo dis-ordine mondiale
Col rischio che ti piova una bomba in testa, parlare di clima non pare entrare in agenda. Forse, non ce lo possiamo più permettere perché le incombenze e le priorità sono altre. Se poi pensiamo che la Svezia vuole entrare nella Nato e Putin è molto arrabbiato, probabilmente Greta sta pensando ad un bunker piuttosto che ad uno «sciopero scolastico per il clima». Per carità ha ragione da vendere per tanti motivi. Perché la temperatura del pianeta si è innalzata di 1°C, perché le estati sono semplicemente bollenti, gli uragani sempre più frequenti. Avanza la desertificazione e molti ghiacciai sono spariti. L’elenco potrebbe ancora proseguire.
La fine di un mito
La sua ragion d’essere come personaggio pubblico, a nostro avviso è tramontata. In primis perché il Mondo sta già agendo in tale direzione. E poi perché la sua spiccata sensibilità non può non tener conto del conflitto in corso e dei suoi sviluppi che vedono il suo Paese di residenza coinvolto fino al collo. Così molti si chiedono che fine ha fatto Greta Thunberg. Quanti l’hanno trovata patetica, dicono che farebbe bene a piangere davanti a Putin per poi occuparsi del clima. A dire che si poteva sollecitare le istituzioni anche senza lacrime, scioperi e gruppi di mobilitazione sociale. Ovviamente a Putin, che non apre le porte nemmeno al Papa, di Greta interessa molto poco. Per giunta è anche svedese. Semplicemente crediamo che il mito sia finito. Insieme al gas. E le conseguenze però ci faranno piangere davvero prima che le fonti rinnovabili producano energia.
Lettura consigliata