La Legge di Bilancio 2023 porta grosse novità in ambito previdenziale, dalla nuova Quota 103 ai cambiamenti intervenuti per l’Opzione donna. La prima misura andrà a prendere il posto dell’attuale Quota 102 richiedendo per l’accesso 62 anni di età e 41 anni di contributi. Opzione donna, invece, è stata completamente stravolta e limitata solo a caregiver, invalide e disoccupate. E solo le disoccupate potranno accedere indistintamente alla pensione con 58 anni di età. Per caregiver e invalide l’età di accesso sarà subordinata al numero di figli avuti.
Ma arriva il Bonus 10%
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Per chi resta al lavoro la manovra prevede un incentivo per chi resta a lavorare, un Bonus del 10% sullo stipendio. Che a dirla così sembra una cosa molto interessante anche se ha dei risvolti molto negativi sulla pensione futura.
Chi raggiunge i requisiti per accedere alla pensione Quota 103 può esercitare questa opzione e aderire all’incentivo. Ma per farlo deve congelare la pensione al momento in cui esercita la scelta. E andare a prendere, in futuro, la pensione che avrebbe preso con la prima finestra di uscita utile con la quota 103.
Un’assegno più alto per un certo numero di anni, limitato, contro una pensione più leggera per sempre. Ma che fine fanno i contributi non versati?
Quello che prevede la manovra
La manovra, infatti, prevede che il lavoratore che esercita questa scelta non solo congela la pensione ma rinuncia anche ai contributi per gli anni futuri di lavoro. E il datore di lavoro per tutto il periodo di rinvio della pensione non sarà tenuto a nessun versamento contributivo all’INPS.
Ma qui iniziano a non tornare i conti. Nelle tasche del lavoratore, infatti, finisce un Bonus del 10% mentre il datore di lavoro versa contributi pari al 33% dell’imponibile previdenziale. O c’è un errore nella percentuale del Bonus, quindi, o non si è capito bene come funziona l’incentivo.
Che fine fanno i contributi non versati per il lavoratore?
Il lavoratore congela la pensione e non versa più contributi (che ricordiamo sono al 33%). Ma percepisce un Bonus del 10%. O l’ammontare del Bonus è del 33% come molti hanno ipotizzato oppure c’è qualche conto che non torna.
Dove finisce il 23% di contributi di differenza non versati dal datore di lavoro a titolo di contributi? C’è chi ipotizza che possa essere un incentivo per l’azienda per ridurre il costo del lavoro. Ma nella Manovra questo passaggio, per ora, non è specificato.