L’Agenzia delle Entrate pubblicherà a breve, forse anche oggi stesso, il modello di certificazione che permetterà alle aziende di eludere i controlli sui versamenti. Le associazioni delle aziende e l’amministrazione finanziaria si sono date convegno ieri pomeriggio per dipanare una matassa fitta di grovigli interpretativi. Nei prossimi giorni l’Agenzia renderà noto un provvedimento che fornirà alle imprese strumenti operativi più chiari per adempiere ai controlli sulle ritenute negli appalti. Secondo il dettato dell’art. 4 del Dl 124/2019 le verifiche partiranno per i versamenti negli appalti di valore superiore ai 200mila euro. Nel calendario stilato dall’Agenzia i controlli sono previsti a partire dalle ritenute emesse a gennaio 2020. Gli appaltatori e i subappaltatori dovranno versare le ritenute entro il 17 febbraio 2020, ciò perché il 16 cade di domenica.
La certificazione di regolarità
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Nell’ambito della strumentazione operativa spicca la certificazione di regolarità, un nuovo modello che concederà respiro alle imprese, escludendo i controlli sulle ritenute. Ogni singola unità imprenditoriale dovrà richiedere la certificazione agli sportelli dell’Agenzia delle Entrate disseminati sul territorio. Il nuovo modello verrà consegnato “a vista” e con ricorrenza mensile i dati dell’impresa verranno aggiornati. In modo automatico ogni 5 del mese scatterà l’aggiornamento dei dati di azienda inerenti al mese precedente. La certificazione di regolarità godrà di 4 mesi di validità a partire dal momento del rilascio e se dovesse contenere dati errati, l’impresa potrà richiederne la correzione.
I dubbi da dissipare
Restano ancora da definire le modalità tramite cui l’Agenzia delle Entrate metterà in atto i controlli sulle ritenute. Così come non si è ancora giunti ad un accordo relativo alla definizione di manodopera. Ci si chiede se per manodopera debba intendersi la prestazione d’opera manuale o anche quella intellettuale. In tal caso i lavoratori di concetto sarebbero esclusi dalle verifiche dal momento che il decreto menziona le imprese. A ciò si aggiungano i dubbi sulla soglia dei 200mila euro perché di fatto si ignora come la stessa verrà computata. Di qui un’auspicata proroga che conceda tempo e modo alle aziende di approntare adeguati strumenti informatici e amministrativi.
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