Così come sono tanti i contribuenti italiani implicati con il Fisco e con le cartelle esattoriali, così sono tanti i contribuenti che sfruttano la principale misura di favore che la normativa prevede per rientrare di questi debiti. Naturalmente si tratta della rateizzazione delle cartelle. La possibilità di pagare a rate le cartelle esattoriali senza dubbio è un valido strumento per chi non può pagare una cartella o più cartelle in un’unica soluzione. Anche se evidentemente favorevole al contribuente, questa soluzione non sempre è vantaggiosa a 360°. Infatti, non mancano le controindicazioni sulla rateizzazione dei ruoli.
Cartelle esattoriali a rate sempre possibili ma a volte non conviene
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Rateizzare le cartelle è un modo con cui chi ha difficoltà a livello economico può comunque provvedere a saldare i conti con il Fisco italiano. Con la rateizzazione si possono evitare le spiacevoli conseguenze relative all’omesso pagamento, e cioè le procedure di esecuzione forzata che tutti conoscono. Pignoramenti, confische, fermi auto e così via. Inoltre con un piano rateale si fermano i procedimenti non ancora definitivi e si bloccano gli interessi e le sanzioni che in genere il Fisco carica nel perdurare del mancato pagamento. Vantaggi quindi, soprattutto se le rate vengono chieste prima che la mano pesante del Fisco completi il suo corso. In pratica, prima che ipoteche o fermi amministrativi finiscano con l’essere applicati sui beni del debitore.
Quando le rate non sono più un vantaggio
Ciò che rende le cartelle rateizzate poco convenienti, riguarda soprattutto i contribuenti su cui gravano già procedimenti di fermo amministrativo dei veicoli o di pignoramenti immobiliari. Se l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha già provveduto a rendere esecutivi questi provvedimenti, le rate possono essere un intralcio. Per togliere le ganasce fiscali da un veicolo per esempio è necessario che il contribuente rientri completamente del debito maturato con il Fisco. In sostanza occorre che il contribuente paghi tutto il debito e non soltanto le rate già scadute. In termini pratici, salvo casi eccezionali che solo un giudice può autorizzare sospendendo il fermo, fino a quando un contribuente non finisce di pagare l’ultima rata del piano di dilazione, il fermo amministrativo dell’auto non cessa gli effetti.
E per la casa è peggio, meglio evitare rate lunghe
Per le procedure relative a pignoramenti e fermi amministrativi già definiti, scegliere piani rateali di lunga durata (da 72 a 120 rate), come quelli che oggi offre il Fisco potrebbe essere svantaggioso. Un veicolo con fermo amministrativo non può essere venduto, rottamato e non può nemmeno circolare. Lo sblocco del veicolo dalle ganasce fiscali e il suo ritorno a poter essere utilizzato o dismesso, si materializza solo con il pagamento dell’ultima rata. In pratica veicolo bloccato anche per 10 anni se il piano rateale richiesto e concesso è da 120 rate.
E lo stesso vale per il pignoramento di una casa. In questo caso il contribuente sarebbe di fatto bloccato anche dal punto di vista della liquidità. Chi per esempio avrebbe intenzione di vendere casa per togliere i debiti, compresi quelli con il Fisco, avrebbe le mani legate. Fino al pagamento dell’ultima rata, la casa non potrebbe essere venduta. Come detto inizialmente, cartelle esattoriali a rate sempre possibili, eppure non sempre è conveniente.
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