Carlo Flamigni, il paladino internazionale dei diritti delle donne, se ne è andato

diritti civili ed economici

Un ricordo di Carlo Flamigni, il paladino internazionale dei diritti delle donne

“E’difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana: l’occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue”. Queste le parole messe in bocca all’Imperatore Adriano, dalla penna sottile di Marguerite Yourcenar, nella lettera di apertura del capolavoro “Memorie di Adriano”. Un grande uomo della storia che si rivolge dunque al suo medico, quando il corpo lo sta “tradendo” e l’alleanza va stretta non più sul campo di battaglia, ma con i cultori dell’arte medica.

Un atto di fede mai scevro di umani timori e resistenze. A meno che non capiti d’incrociare sul tuo cammino, dei medici che non hanno dimenticato di essere, in primis, persone. Un primato che non può che essere riconosciuto al dottor Carlo Flamigni, ginecologo d’indiscussa fama internazionale. Vediamo quindi di tratteggiare, con tutta l’umiltà del caso, la figura di Carlo Flamigni, il paladino internazionale dei diritti delle donne.

L’uomo e il medico

Un uomo e un medico al quale va riconosciuto di essere stato tra i padri della fecondazione assistita, di cui alla tanto discussa “legge 40”. Stando ai messaggi di cordoglio che, da ieri, stanno circolando in rete, sono tante le persone che lo omaggiano con messaggi di pubblico ringraziamento. C’è chi lo ringrazia per aver consentito la venuta al mondo. Chi lo ringrazia per l’umanità e la compassione dimostrate in vicende ancora più dure, che si intrecciano con la Legge 194, sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Un uomo e un medico che si è, sin da subito, messo al servizio e in prima linea per la difesa dei diritti alla salute delle donne. Al punto da sfidare convenzioni e regole, tenendo incontri nei supermercati, pur di arrivare a creare un contatto col mondo femminile. Perchè parafrasando le sue parole, la medicina non è più paternalistica, le persone devono cioè essere messe nelle condizioni di conoscere, capire, per poi scegliere. Una trasparenza che trasuda anche dal suo contegno personale quando incontrava le pazienti.

Carlo Flamigni, il paladino internazionale dei diritti delle donne

Un uomo e un medico che alla conoscenza d’avanguardia, univa la conoscenza scientifica, ma pure una vibrante pulsione civile. E’ stato anche esperto esterno della Fondazione Veronesi. Quello che lo rendeva ancora di più unico era anche l’indimenticabile sensibilità nei confronti delle donne. Una sensibilità che poteva tradursi anche in approcci inconsueti tra medico e paziente. Non c’era quindi da stupirsi se appena entrate in ambulatorio, il Professore mettesse da parte, sul momento, cartelle e referti clinici, per seguire quello che la donna in quei primi secondi di contatto, trasmetteva.

Bastava dunque un ricciolo scomposto per consentirgli digressioni su argomenti più godibili che consentivano di tagliare l’aria e di mettere a proprio agio la donna. Il duro mestiere del ginecologo, per chi ha ancora un cuore che batte, impone una sfida non da poco. Vale a dire cogliere, a stretto giro di minuti, il mondo che si cela dietro le donne che varcano la soglia degli ambulatori. In un rapido crescendo il confronto verte su femminilità, sessualità e maternità. E se non si possiede la giusta sensibilità, l’atto di fede per il medico di sui accennava sopra, va a farsi benedire.

L’etica delle piccole virtù

Un caleidoscopio di virtù che il Dottor Flamigni, in un’intervista riassumeva nella cosiddetta “Etica delle piccole virtù” con cui ogni medico dovrebbe confrontarsi. Vale a dire: ascolto, pazienza, dialogo, spiegazione e soprattutto compassione, cioè capacità di patire insieme. Una compassione che anche il suo allievo Carlo Bulletti, professore incaricato alla Yale University, non manca di evidenziare. Una compassione che nei ricordi del dottor Bulletti, si staglia nella memoria con gesti semplici che gli ha visto compiere. Come quello di offrire un cuscino e un sussurro all’orecchio delle pazienti che si risvegliavano dall’anestesia.

Fa dunque ora un certo effetto scrivere della morte di questa grande persona che, grazie alla fecondazione assistita, ha fatto nascere tante vite. E allora per tentare di rendergli il migliore tributo, riproponiamo la parte finale di una sua poesia dedicata alla morte. Perchè il Professor Flamigni, oltre a tutto il resto, è stato anche scrittore. “Oggi, forse me lo dirai – perché non mi piace venire con te – senza avere almeno una certezza: è forse questo il protocollo?

 

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