Con la nuova squadra di Governo ormai composta, l’esecutivo Meloni può liberamente operare. Il primo atto a cui sarà chiamato il nuovo esecutivo è la Legge di Bilancio. Si tratta del principale atto di Governo in cui si determinano le linee economiche, finanziarie e i provvedimenti che andranno in vigore dal primo gennaio 2023.
Non è un segreto che il nuovo Governo abbia all’interno delle forze politiche e dei parlamentari che hanno da sempre duramente criticato il reddito di cittadinanza. Per questo è sempre probabile che si arrivi a delle modifiche della misura, magari cancellandola e sostituendola con una nuova. E comincia a trapelare l’intenzione di passare al cosiddetto reddito di solidarietà.
Cambia il reddito di cittadinanza a gennaio, ma come?
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Il reddito di cittadinanza oggi è una misura aperta praticamente a tutti coloro che sono al di sotto di determinate soglie reddituali e patrimoniali. Cioè, per tutte quelle famiglie che hanno un ISEE e dei patrimoni entro i limiti prestabiliti della misura. Se non per delle maggiorazioni di importo, a poco conta la presenza in famiglia di invalidi, minori e persone di una certa età e questo è uno dei principali motivi per cui la misura da molti è considerata iniqua.
Le piccole differenze che ci sono nei nuclei familiari beneficiari del sussidio riguardano sostanzialmente delle ipotetiche possibilità di ricollocazione lavorativa. Infatti, un nucleo familiare con all’interno persone che per età e per forza possono lavorare hanno soltanto qualche piccolo vincolo di partecipare a corsi di formazione e iniziative dei centri per l’impiego. Iniziative atte a far trovare un nuovo lavoro per loro.
Inoltre, il reddito di cittadinanza oggi appare particolarmente sbilanciato in negativo nei confronti di soggetti fragili quali invalidi, anziani o per quelle famiglie che hanno minori a carico. Essendo una misura di integrazione al reddito di una famiglia è evidente che a prescindere dalle situazioni di fragilità all’interno delle famiglie stesse, i soldi erogati non sono sufficienti.
Dal reddito di cittadinanza al reddito di solidarietà
Aumentare l’importo del sussidio portandolo a 650 euro minimo al mese per famiglie con minorenni, over 60 o invalidi. È questo alla base del reddito di solidarietà, che poi è una misura che andrebbe a sostituire il reddito di cittadinanza. E la nuova misura non sarebbe più appannaggio di persone attivabili al lavoro.
In termini pratici il nuovo Governo indirizzerebbe la misura di contrasto alla povertà verso le vere fragilità. Non estenderebbe, invece, la prestazione a tutti coloro che hanno un ISEE entro una determinata soglia. Iniziano infatti a trapelare le prime indiscrezioni, che prevedono il sussidio da 650 al mese minimo per famiglie che hanno un ISEE al di sotto di 15.000 euro. Ma soprattutto per famiglie che al loro interno hanno un soggetto sopra i 60 anni di età, oppure dei minorenni a carico o degli invalidi a carico.
A rischio anche chi lo prende adesso?
In termini pratici le famiglie che non rientrano in questi parametri potrebbero correre il rischio di perdere il sussidio. Per quanto si possa arrivare a correggere questa misura, occorre sottolineare che per chi già la prende rischi non ce ne dovrebbero essere. Usare il condizionale è d’obbligo perché tutto dipende da cosa il Governo farà.
Le novità dovrebbero riguardare quanti presenteranno nuove domande. Cambia il reddito di cittadinanza a gennaio, quindi, ma non per chi è già nel programma. Come ogni cambiamento in una fase di transizione, la situazione è sempre un pochino particolare. Per esempio chi è diventato beneficiario del sussidio nel 2022, e magari in questa seconda parte del 2022, dovrebbe poter continuare a percepire il sussidio per tutti i 18 mesi assegnati. Sempre che le condizioni dell’ISEE rimangano tali. Non impossibile, però, che in sede di rinnovo del reddito di cittadinanza di gennaio, cioè con rinnovo dell’ISEE, qualcosa potrebbe cambiare.
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