Le cartelle esattoriali sono il dolore per milioni di famiglie. Molti gli indebitati anche se ultimamente tra sanatorie, rottamazioni e stralcio, lo Stato è venuto incontro ai debitori consentendo loro di regolarizzare la posizione con vantaggi notevoli.
Una notizia di cronaca proveniente dall’Emilia Romagna riguarda proprio le cartelle esattoriali. Con un messo notificatore che si è reso “colpevole” di un comportamento illecito ma alla “Robin Hood”. Un illecito che la Suprema Corte di Cassazione ha considerato però non punibile. Non punibile il fatto che un uomo butta le cartelle esattoriali Equitalia e non le consegna ai diretti interessati. Una specie di favore a chi doveva pagare i debiti per una vicenda che ha del grottesco.
Butta le cartelle esattoriali Equitalia anziché consegnarle ma senza conseguenza
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Diversi siti e media locali hanno dato risalto ad un curioso caso di cronaca che riguarda le cartelle esattoriali di Equitalia. Ricordiamo che Equitalia era il concessionario alla riscossione prima che questo ruolo venisse assegnato ad ADER (Agenzia delle Entrate Riscossione). Nulla cambia, perché ADER ha sostituito Equitalia in toto. La notizia richiama ad una sentenza della Cassazione che ha assolto un ex messo notificatore di cartelle esattoriali che al posto di consegnarle ai diretti interessati le ha buttate via. Per la seconda volta questo signore ha adottato questo metodo e per la seconda volta è stato assolto. Già nel passato infatti aveva omesso di consegnare le cartelle ai debitori. Ed aveva anche ammesso di averlo fatto di proposito. Adesso è arrivata la sentenza definitiva che chiude questa vicenda del 2014.
Il Robin Hood dell’Emilia Romagna
Due volte a processo e due volte assolto. Finisce così la vicenda del messo che poco ligio al dovere aveva gettato via le cartelle esattoriali senza consegnare gli atti ai diretti interessati. Ciò che interessa è la motivazione dell’ultima sentenza. Perché pare che ci sia dietro il fatto che nonostante il fatto che il messo non ha consegnato gli atti, nessuno ha sporto querela. Mentre la prima assoluzione partiva da problematiche di natura tecnica, poiché l’uomo si era difeso sostenendo di non aver trovato a cara i destinatari delle cartelle, stavolta è diverso.
Nessuno dei destinatari a cui l’uomo ha fatto il “favore” di non recapitare gli atti, ha sporto querela. Secondo gli ermellini, si può parlare di reato di distruzione di corrispondenza e quindi perseguire il responsabile, solo se qualcuno promuove querela. Invece il caso è finito in mano alle Forze dell’Ordine perché un passante ha trovato queste cartelle buttate in un campo fuori città. Dopo una prima sentenza di condanna a 4 anni di reclusione, la Cassazione ha assolto l’uomo proprio grazie a quel cavillo legale messo in risalto dal suo avvocato difensore.