Alzi la mano chi non ha ricevuto un Buono delle Poste al battesimo o non gli è stato suggerito di comprarne uno nel corso della propria vita. I Buoni sono come le case uso investimento, sono nel cuore degli italiani. Ma i Buoni fruttiferi postali: buoni per chi? Un’analisi minuziosa dell’offerta Poste che qui condurremo dimostra come di buono, nei Buoni, di sicuro non c’è il rendimento. Subito operativi.
Primo ingrediente: l’inflazione
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Per capire se si tratti di prodotti finanziari (insomma: non sono proprio al 100% dei prodotti finanziari) ci servono 2 elementi. Il primo è l’inflazione. Prendiamo gli ultimi tre anni: nel 2017 è stata pari all1,3%; nel 2018 all1,2% e nel 2019 allo 0,6%. Facendo la media dei tre anni esce un’inflazione pari all’1,03%. Per il 2020 essa non dovrebbe superare lo 0,6% del ’19, o addirittura essere un pò più bassa. Per la BCE l’inflazione ideale dovrebbe essere prossima (ma non superiore) al 2%. La figura in basso (fonte: Rivaluta) ne illustra il trend degli ultimi 65 anni.
La tassazione
Secondo elemento, la tassazione. I Buoni fruttiferi postali sono soggetti a due tipi di tassazioni: l’imposta di bollo e la ritenuta fiscale sugli interessi. Circa lì’imposta di bollo (che in realtà è una piccola patrimoniale), ad essa sono assoggettati tutti i Buoni dal 2012 in poi. Si paga al 31/12 di ogni anno sull’intero ammontare dei Buoni tranne nel caso in cui il valore di rimborso lordo al 31/12 sia inferiore o uguale a 5mila €. In tutti gli altri casi essa si calcola moltiplicando l’aliquota annuale dello 0,20% per il nominale dei Buoni che disponiamo. Tranne che per i Buoni degli anni 2012, 2013 e 2014, c’è un’imposta di bollo minima di €34,20. In secondo luogo si paga il 12,5% di ritenuta fiscale sugli interessi attivi maturati a fine anno. Tuttavia la tassazione è un pò diversa per quelli emessi prima del 24 giugno 1997.
L’attuale offerta di Poste Italiane
Ed eccoci giunti ai giudizi finali, per capire i promossi, i bocciati e i rimandati. E soprattutto rispondere alla domanda se i Buoni fruttiferi postali: buoni per chi? Un’analisi minuziosa dell’offerta Poste ci scioglierà i dubbi. Al momento in cui scriviamo (2 giugno 2020) il sito di Poste offre i seguenti prodotti (fonte: sito di Poste Italiane). Per trarre un
minimo di giudizio dobbiamo mettere sulla bilancia 2 fattori. Su un braccio, la somma dei costi dati da: inflazione + ritenuta fiscale + imposta di bollo. Per l’inflazione ipotizziamo (questa è “forzatura doverosa” data la sua variabilità nel corso del tempo) un tasso medio pari all’1,1%. Sommando le tre voci giungiamo quindi a un “saldo costi” dell’1,5% medio annuo (ma se l’inflazione si risveglia quel saldo aumenta di conseguenza). Sull’altro braccio abbiamo i rendimenti che variano: 1) da prodotto a prodotto e – per singolo prodotto – da anno ad anno.
Buoni fruttiferi postali: buoni per chi? Un’analisi minuziosa dell’offerta Poste
Buono 4 anni risparmio semplice. La versione “standard” offre lo 0,25% per tutti e 4 gli anni, mentre la versione “premiale” lo 0,50% (sempre per 4 anni). Giudizio: bocciati, perché non coprono i costi (reali). Anzi, diamo oggi 100 reali e a scadenza ritiriamo circa 95 reali (sulla carta risulterà 101, ma questo è il nominale, che conta sempre poco).
Buono 3X2. Offre lo 0,35% per i primi 3 anni e il doppio per i restanti tre. Giudizio: bocciato anche questo in quanto non copre dei costi reali. Valgono le stese considerazioni viste sopra.
Buono ordinario. Nei primi 4 anni rende addirittura lo 0,05% annuo. Poi va a salire (progressivo a scalare) per offrire l’1% solo al compimento del 12° anno. E l’1,25% della promozione? Lo si ha solo nel 20° anno. Il giudizio “sarebbe” identico ai due prodotti su esposti, se non fosse che qui c’è anche l’aggravante del tempo. Impegnare la propria liquidità per un ventennio e lasciarla alla mercé dell’inflazione, non è proprio il massimo. Anzi. È come dire: oggi con 10mila € mi compro un’auto, ma tra 20 anni coi soldi reali che ritirerò mi comprerò la stessa auto ma …senza motore e cambio e priva delle 4 gomme!
E poi ancora
Buono 3X4. Diciamo subito che qui converrebbe solo il 12° anno, quando l’1,5% di interesse almeno copre i costi. Per il resto il rendimento latita: alla fine del 3° anno, lo 0,35%; al termine del 6°, lo 0,50%; alla fine del 9°, l’1,00%. Giudizio: bocciato.
Buono 4X4. Qui la struttura dei rendimenti del Buono segue i multipli del numero 4. Detto ciò, risultano interessanti solo gli ultimi 4 anni, quando si ha un recupero pieno dei costi. Per i primi 8 anni, invece, i costi battono i rendimenti. Giudizio: rimandato.
Buono dedicato ai minori. Il prodotto dura 18 anni ed ha una struttura dei rendimenti di tipo a scalare a crescere. Si parte dallo 0,50% dei primi 3 anni per giungere all’1% solo al quinto anno. Il break-even point, ossia il pareggio costi-rendimenti, arbitrariamente fissato attorno all’1,50%, lo si ottiene solo dall’8° all’11° anno. Poi si va a crescere, fino al 2,50% del 16°, 17° e 18° anno. Giudizio: promosso con 6, non di più. L’impegno temporale è difatti corposo per potersi definire contenti della struttura dei rendimenti offerti da tale tipologia di Buono.
Ovviamente ognuno segua il proprio istinto, credenze o …convinzioni. L’importante è che alla base delle decisioni prese ci sia la propria analisi costi-benefici e si sia privi di dubbi prima di firmare e comprare.