Btp Più, i vantaggi e i lati oscuri di questa scelta d’investimento: e se l’Italia va in default?

Btp Più, i vantaggi e i lati oscuri di questa scelta d'investimento: e se l'Italia va in default?

In questi giorni regna l’euforia circa l’emissione dei nuovi Btp Più, che hanno raggiunto una cifra record in soli due giorni: 9,3 miliardi di euro. Forse però non è tutto oro quel che luccica, e a proposito di Oro, perché non si parla più delle Riserve auree italiane?

L’Italia è un Paese di risparmiatori, si sa, e di investitori che amano particolarmente i Titoli di Stato in quanto “sicuri”. Ma nessun investimento è mai sicuro al 100%, e la scarsa cultura finanziaria che regna nel Bel Paese dovrebbe essere maggiormente approfondita. Soprattutto da parte di chi cerca di aumentare le proprie ricchezze, garantirsi una pensione più congrua o combattere inflazione e costo della vita. Se gli obiettivi sono questi, forse la scelta di (o meglio, il puntare solamente su) acquistare Btp non è delle migliori.

Pro e contro dei Btp e Bot: quello che non si dice abbastanza

A livello psicologico, investire in Titoli del proprio Paese può offrire una zona di comfort più ampia, ma ciò non significa che si riveli una scelta adatta al portafoglio. Tanto che “diversificazione” è la parola d’ordine che tutti gli esperti pronunciano immancabilmente quando si parla di investire sia nel breve che nel lungo periodo.

Da molti anni lo Stato Italiano invoglia i piccoli risparmiatori e con l’emissione del nuovo Btp Più ha sicuramente ottenuto molto successo. Questo prodotto vanta la peculiarità di poter essere riscosso anticipatamente, e offre un  tasso del 2,80% annuo per i primi 4 anni e del 3,60% dal quinto anno fino alla scadenza. Sicuramente una tipologia di investimento che “rende poco” ma che è anche “sicura”. O forse no?

La convinzione comune è che l’Italia “non potrà mai fallire”, ma non dobbiamo dimenticarci che attualmente il debito pubblico si sta paurosamente avvicinando ai 3.000 miliardi di euro. Uno dei più alti al mondo.

E mentre l’attenzione è rivolta ai dazi di Trump, alle sanzioni contro la Russia e alle buone performance della Borsa, c’è chi ricorda che secondo le Agenzie di Rating i Titoli di Stato italiani sono attualmente classificati come BBB (più nello specifico BBB per S&P500 e Baa3 per Moody’s). Si tratta di valori appena al di sopra della classificazione di “investimento rischioso, con rischio insolvenza”. Quasi dei junk bond, in pratica, che non ripagano però nemmeno con tassi molto alti.

L’Italia, il rischio default e “l’Oro che non c’è”

In questi giorni si parla moltissimo della “corsa all’oro”, di come centinaia di migliaia di tonnellate di lingotti stiano arrivando nei caveau americani, del fatto che anche la Cina sta facendo incetta e di un prezzo che sta raggiungendo ogni giorno nuovi record.

L’Italia, forse molti lo sapranno, è la terza riserva aurea più grande al mondo, con un totale di – come specifica Bankitalia – “2.452 tonnellate, delle quali 4,1 tonnellate sotto forma di moneta e le rimanenti sotto forma di lingotti – dopo che nel 1999 sono state conferite alla BCE – 141 tonnellate”. Ma solamente 1.100 tonnellate si trovano nel caveau di Roma, mentre 1.061,5 tonnellate si trovano fisicamente negli Stati Uniti, 149,3 in Svizzera e 141,2 nel Regno Unito.

E il dato sconcertante è che l’Italia potrebbe sfoggiare questa sua preziosa riserva, ma invece non se ne parla mai. Soprattutto, non è ancora ben chiaro come e se l’Oro potrebbe essere utilizzato per salvare il Paese: la proprietà è infatti esclusiva della Banca d’Italia.

Se il Paese andasse in default, i risparmiatori potrebbero veder sfumate altissime percentuali delle loro agognate rendite. E non è un’eventualità così rara; basti ricordare le recenti vicende di fallimento di Stati che hanno “mandato in rovina” tantissimi investitori: quello della vicina Grecia nel 2015, del Venezuela nel 2017, dell’Argentina e del Brasile che è andato in default molte volte.

In conclusione, il segreto per evitare il più possibile tutti i rischi derivanti dagli investimenti compresi i Bot e i Btp, è sempre quello di diversificare il portafoglio. Anche se l’Italia dovesse mantenere il primato di Paese che non è mai fallito.

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