Il 23 novembre Banca d’Italia ha pubblicato i risultati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle case. Il lavoro fa riferimento al 3° trimestre dell’anno e i dati non sono molto lusinghieri sul fronte della domanda. Almeno due elementi, secondo l’indagine, influiranno negativamente sul futuro trend delle compravendite. In sostanza, si farà sentire negativamente il peso dell’inflazione, tanto sui prezzi di vendita quanto sui volumi scambiati.
Detta diversamente, si prevedono brutte notizie per chi vuole vendere una casa velocemente da solo oppure affidandosi agli intermediari immobiliari.
Il mercato delle abitazioni in Italia nel 3° trimestre 2022
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Dal 21 settembre al 21 ottobre 2022 Bankitalia ha interpellato 1.463 agenti immobiliari per tastare il polso della situazione immobiliare nel 3° trimestre 2022.
Gli addetti ai lavori evidenziano ancora una certa stabilità dei prezzi delle abitazioni in vendita. Tuttavia, tra di essi aumenta (rispetto alla precedente rilevazione) la quota di chi pensa che i valori siano destinati a diminuire.
Altri due elementi considerati riguardano i tempi medi di vendita degli appartamenti e lo sconto medio sul prezzo richiesto dai compratori.
In merito ai tempi di vendita, la notizia è positiva, nel senso che sono ancora prossimi ai loro valori minimi storici. Sebbene si siano leggermente allungati, oggi servono 5,9 mesi per vendere una casa rispetto ai 5,7 del precedente sondaggio. Parimenti è lievemente aumentato lo sconto medio richiesto sul prezzo di vendita, passato all’8,4% dal precedente 8%.
Infine, è aumentata la quota di agenti che ha segnalato una difficoltà dei compratori nel trovare un mutuo per comprare casa (24,9%).
Brutte notizie per chi vuole vendere una casa velocemente tramite un’agenzia oppure no
Ora, volgendo lo sguardo al prossimo futuro emerge un velo di pessimismo tra gli addetti ai lavori. L’indagine Bankitalia evidenzia come per il 4° trimestre dell’anno gli agenti si aspettino un deterioramento della situazione sia nazionale che del loro mercato di riferimento.
Il motivo è presto detto e rimanda al carovita, cioè all’inflazione alle stelle di questo periodo. La maggioranza degli agenti immobiliari ritiene che l’inflazione peserà in negativo tanto sui prezzi di vendita delle case, quanto sui volumi scambiati.
L’inflazione è la peggiore tassa per i poveri
Se tutto costa molto più caro, si fa fatica a mettere da parte un minimo di capitale per pensare di comprare casa. Parimenti si nutrono maggiori dubbi sulla propria capacità di onorare le rate del mutuo, anche se non mancano i modi per ridurre la rata anche quando i tassi salgono. In definitiva, il carovita alle stelle riduce il potere d’acquisto delle famiglie.
Del resto gli economisti reputano da sempre l’inflazione la peggiore tassa dei poveri, e la temono sia quando essa è negativa che troppo alta. Un doppio scenario che le famiglie italiane hanno vissuto tra il 2020 (inflazione negativa) e il 2022 (inflazione a doppia cifra).
Infine non bisogna dimenticare la beffa che l’inflazione di per sé dilata verso l’alto i valori nominali dei prezzi delle case in vendita. Aumentando, e in definitiva allontanando, ancor di più le posizioni tra chi vende e chi acquista casa.