Bruciore alla lingua e bocca infiammata possono indicare una carenza preoccupante di questa fondamentale vitamina

bocca

Non è raro percepire un insistente fastidio nelle zone limitrofe alla cavità orale. Questa sensazione di prurito non è sempre dovuta ad allergie, come spesso siamo portati a pensare. A volte si tratta di una vera e propria sindrome, chiamata sindrome della bocca in fiamme o anche sindrome della lingua in fiamme. Questa patologia non è rara ed è spesso il sintomo che qualcosa non va all’interno del nostro organismo. Uno studio portato avanti dal Dipartimento di Dermatologia del Mayo Clinic di Rochester (New York) ha accomunato questa sintomatologia a un deficit di vitamina D. Secondo i dati raccolti, bruciore alla lingua e bocca infiammata possono indicare una carenza preoccupante di questa fondamentale vitamina e di alcuni importanti sali minerali. I dati hanno altresì suggerito che in caso di sindrome della bocca in fiamme può essere opportuno sottoporsi allo screening per il diabete. Vediamo perché.

Bruciore alla lingua e bocca infiammata possono indicare una carenza preoccupante di questa fondamentale vitamina

Lo studio del Mayo Clinic ha evidenziato una relazione tra sindrome della bocca in fiamme e carenza di vitamina D. In effetti, la carenza di questa vitamina porta all’insorgere di infiammazioni ed è spesso concausa di malattie anche gravi, soprattutto riguardanti l’apparato scheletrico e muscolare. I medici del Mayo Clinic hanno anche scoperto che c’è una sorta di dipendenza tra diabete e livelli di vitamina D nel corpo. Nello specifico, in molti casi di diabete sussiste anche una carenza di questa vitamina. Proprio per questo motivo, hanno suggerito di sottoporsi a screening per la glicemia a digiuno in caso di persistenza del disturbo alla bocca.

Ma la sindrome della bocca in fiamme non indica solo insufficienza vitaminica. Può portare con sé anche la carenza di alcuni sali minerali fondamentali, quali zinco e ferro.

Curare la carenza di vitamina D non è un gioco da ragazzi

Un grande problema quando si deve combattere con la carenza di vitamina D è che non possiamo assumerla con l’alimentazione. L’unico alimento a esserne ricco è l’olio di fegato di merluzzo. Altrimenti, dobbiamo assimilarla con l’esposizione ai raggi solari (difficile andando verso l’inverno) o con degli appositi integratori. Per un’assimilazione giornaliera, i parametri consigliati sono 400 UI per i neonati, 600 UI per bambini e adulti, 800 UI per gli over 70. Questi parametri sono soggetti a modifiche, per questo è opportuno, in ogni caso, chiedere parere al medico curante.

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