Nonostante le alte aspettative, la sesta stagione di Black Mirror non ha destato faville. Troppi elementi buttati insieme, che creano un informe pastiche senza senso, almeno per alcune puntate. In questo pezzo vi racconto perché Black Mirror si tinge di horror, senza convincere.
Le peggiori
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Punta di diamante della serie è sempre stato il rapporto morboso con le nuove tecnologie e la realizzazione di un mondo cinico e distopico. Questo “nucleo” va a perdersi nelle tre puntate peggiori della sesta stagione. Il gradino più basso del podio lo occupa l’episodio Mazey Day, in cui si racconta la storia di una star del cinema perseguitata dai paparazzi. Non c’è traccia di scene argute o di distopia, ma è un puro e breve racconto del terrore sulla licantropia stile American Horror Stories. Sviluppato in maniera infantile, è un clamoroso no.
Lo stesso vale per Demon 79: la storia della commessa dolce e ingenua, corrotta da un demone politically correct, annoia e sa di già visto. Non che la puntata sia sgradevole, ma se si avesse voluto vedere un episodio vintage horror si sarebbe puntato su registi del calibro di Carpenter o Raimi. Infine, punteggio neutro e un grande “mah” per Loch Henry. Graziosa l’idea dei filmmaker innamorati in un bucolico paesino scozzese (chiaramente mezzo abbandonato per via di un massacro, strano!), ma la madre killer e le VHS anni ’90 sono roba trita e ritrita. L’idea che i “mostri” siano tra noi poteva essere sviluppata in maniera sicuramente più originale.
Black Mirror si tinge di horror, ma non convince. Le nuove puntate della serie dalla peggiore alla migliore
Si salvano – fortunatamente – due puntate che raggiungono (quasi) il livello delle prime stagioni. La prima puntata, Joan Is Awful, vede la protagonista inserita in una serie sul sito di streaming Streamberry, nome fittizio ma chiaramente riconducibile a Netflix. Joan vede tutta la sua vita, senza privacy né censure, modellarsi e appropriarsi al network, perdendo ogni pudore e rapporto con il prossimo. Qui Black Mirror mostra il suo antico savoir faire, facendoci riflettere su una domanda che ci siamo posti tutti: chi saremmo davvero se fossimo h24 sotto ai riflettori? Quante bugie raccontiamo agli altri (e a noi stessi)? Ed è così che questa nuova tecnologia, tanto salvifica e pratica quanto invadente e inquietante, straborda da tutti i margini consentiti dell’umano intelletto.
Infine, notevole per idea e sviluppo anche Beyond The Sea, dove si ritrova il Black Mirror degli inizi. Ambientato negli anni ’60, ma totalmente in chiave futuristica e ipertecnologica, narra la storia di due astronauti nello spazio. Uno dei due, in seguito a una tragedia, perde il suo “clone” terrestre e tutta la sua famiglia. Da qui inizia uno spiraglio che porta alla tragedia, su uno sfondo simile a Star Wars o 2001: Odissea nello spazio. Oltre al dilemma sulle nuove tecnologie, questa puntata fa riflettere sulla gelosia verso il prossimo e sul concetto di homo homini lupus. Nonostante gli atti di gentilezza, a volte c’è chi desidera la vita altrui e per farlo è disposto a distruggere tutto ciò che l’altro ama, per un mero senso di eguaglianza. Drammaticamente (e non futuristicamente, ahimè) attuale.