Andare in pensione a 64 anni di età nel 2022 è una possibilità concreta. Ci sono due misure che lo consentono. La prima è una misura estesa a tutti i lavoratori, ma con un montante dei contributi piuttosto elevato. La seconda invece riguarda solo determinati lavoratori. La pensione a 64 anni permette di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro di ben 3 anni.
Infatti l’unica alternativa è quella di aspettare i 67 anni di età per la quiescenza di vecchiaia. Dal momento che il sistema pensionistico italiano è giunto ad un autentico bivio, con una riforma dal 2023 che potrebbe stravolgere il tutto, molti cercano soluzioni per anticipare la pensione. Ma devono stare attenti a tante cose. Molti non sanno che esistono contributi dannosi, che oltre a far perdere soldi di pensione, rischiano di far perdere anni di assegno e rimandare le uscite.
Basta questo errore per perdere 3 anni di pensione ma con questa domanda uscire a 64 anni ritorna possibile
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Le due misure che oggi permettono di lasciare il lavoro a 64 anni di età sono la Quota 102 e la pensione anticipata contributiva. Con la Quota 102 possono uscire i lavoratori che completano, insieme ai 64 anni di età, anche 38 anni di contributi versati. Con la pensione anticipata contributiva invece, bastano 20 anni di versamenti. Ma occorre un assegno pari a 2,8 volte l’assegno sociale e non avere contributi antecedenti il 1996.
Chi ha iniziato a lavorare nel 1996 è colui che può sfruttare questo canale di uscita agevolato, che prevede la stessa carriera della pensione di vecchiaia ordinaria, ma con 3 anni di età in meno. Basta però sbagliare qualcosa e l’anticipo non è più ammesso. Molti credono che tutti gli anni di contributi versati sono un toccasana per la propria pensione. Ciò che molti trascurano è la presenza di contribuzione che danneggia il pensionato.
La neutralizzazione dei contributi, quando fa bene anche all’uscita anticipata
Andare in pensione prima è il sogno ricorrente di molti lavoratori e la pensione anticipata contributiva contribuisce a tenere vivo questo sogno. Ma se si è provveduto a riscattare periodi di contribuzione precedenti il 1996, perché si pensava di fare bene, l’errore è marchiano perché di fatto esclude la possibilità di accedere alla pensione anticipata contributiva. Basta questo errore per perdere 3 anni come anticipo pensionistico. Esiste uno strumento chiamato neutralizzazione (o sterilizzazione). Si possono cancellare periodi di contribuzione che danneggiano la pensione come importo o come diritto. Parliamo del riscatto della contribuzione figurativa non accreditata d’ufficio da parte dell’INPS. La facoltà di cancellare dal calcolo questi contributi riguarda chi ha deciso di presentare domanda per riscattare:
- servizio militare;
- maternità e congedi parentali;
- malattia e infortuni;
- donazione di sangue e midollo osseo;
- aspettativa per cariche elettorali;
- assistenza ai disabili.
Anche se la neutralizzazione secondo l’orientamento dell’INPS riguarderebbe solo le pensioni ordinarie, molti Tribunali hanno ammesso la sterilizzazione per i figurativi. Una volta versati i contributi obbligatori non possono essere eliminati anche se ostacolano l’accesso alla pensione. Inoltre c’è il limite di 5 anni di contribuzione neutralizzabile. Solo per i figurativi prima citati questo vincolo viene meno, purché questi anni di lavoro non servano per completare la carriera utile alla pensione.
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