Basta poco all’invalido al 100% con Legge 104 per perdere l’indennità da 525 euro al mese

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Il sistema assistenziale italiano, per chi ha una invalidità del 100%, riserva non poche prestazioni e agevolazioni. Molte provengono dalla Legge 104. Si tratta della Legge quadro emanata nel 1992 che prevede una serie di interventi volti a promuovere l’assistenza, i diritti e l’integrazione sociale dei disabili. Ci sono sconti, agevolazioni, prestazioni e indennità a favore di chi ha problemi di invalidità grave. Ma bisogna sapere come fare per sfruttare le misure, sapendo che a volte l’una esclude le altre.

Basta poco all’invalido al 100% con Legge 104 per perdere l’indennità da 525 euro al mese

Tra le principali misure a sostegno dei disabili gravi c’è senza dubbio l’assegno di accompagnamento. Un assegno che, dopo la canonica rivalutazione annuale dell’INPS, è arrivato all’importo di 525,17 euro al mese per il 2022. Serve essere riconosciuti invalidi al 100% ed avere l’ok ai benefici della prima citata Legge 104. Ma se per rientrare nei benefici della Legge 104 non sempre è necessario ottenere il 100% di disabilità, per l’indennità di accompagnamento occorre essere disabili gravi che per svolgere le normali funzioni della vita quotidiana, necessitano di una assistenza continua di un’alta persona. E lo Stato interviene, dando 525,17 euro al mese di assegno proprio per munirsi di un assistente.

Accompagnamento sospeso, ma non sempre col ricovero

Per quanto detto prima, è evidente che se l’invalido deve spendere soldi per una badante per esempio, l’indennità di accompagnamento è legittima. Ma basta poco all’invalido al 100% per trovarsi a perdere la sua indennità.  Se l’invalido viene ricoverato in una struttura la cui retta è a carico totale dello Stato, l’indennità viene sospesa. Tra l’altro, ogni anno il disabile è tenuto a comunicare all’INPS, mediante il modello ICRIC, tutti i ricoveri avuti. E la dichiarazione serve proprio alla verifica da parte dell’INPS, del diritto a ricevere l’indennità da parte del disabile. Non sempre però, il ricovero blocca la fruizione dell’indennità. Come sancito persino dalla Corte Costituzionale, solo per ricoveri superiori a 30 giorni l’indennità viene sospesa. Niente sospensione invece, se il ricovero prevede una parte di spesa a carico dello stesso invalido come compartecipazione.

In questo caso, è facoltà dell’invalido presentare all’INPS  opportuna documentazione. Servono i documenti che provino che il ricovero non sia stato a completo carico del SSN, cioè dello Stato. Da specificare che il ricovero in strutture pubbliche o convenzionate col pubblico, non fanno decadere l’assegno di accompagnamento. La prestazione resta a vantaggio del disabile. Ciò che viene meno è l’erogazione dell’indennità, per tutto il periodo di ricovero.

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