“Mamma, ho paura del coronavirus e non voglio uscire”. Non si tratta di una nuova versione filmica della pellicola record d’incassi “Mamma ho perso l’aereo”, quanto del titolo apparso sul quotidiano spagnolo El Paìs. La musa ispiratrice di questo titolo ad effetto: la voce di un bambino in carne ed ossa. In altri termini, sono i diretti interessati a dar voce alle proprie paure di bambini. Gli adulti infatti, a torto o a ragione, sono quasi tutti concentrati su come far ripartire l’economia in sicurezza. Pochi invece sembrano prestare sufficiente attenzione alle reazioni dei piccoli dinnanzi a questo stravolgimento di abitudini. Vediamo quindi di approfondire il tema: bambini e coronavirus: istruzioni per tranquillizzare i piccoli.
Emergenza sanitaria o emergenza psicologica?
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E’ innegabile come da qualche mese si stia registrando un po’ ovunque un aumento di richieste di supporto di natura psicologica. Il repentino e forzato isolamento domestico, unito al bombardamento dei media sul tema pandemia, non può che ripercuotersi sulla psiche di tutti. I bambini però restano sicuramente i più esposti in quanto vivono le emozioni senza filtri. Per di più, sono sempre i più piccoli ad essere meno provvisti di strumenti di decodifica di quanto sta accadendo loro intorno. A fare da contr’altare a questo diffuso allarmismo, scendono in campo altre voci di esperti che tendono invece a rassicurare. A loro dire, basterà dare tempo al tempo per smorzare questo stato di allerta generale. Comunque si voglia considerare lo status quo, vediamo quali strategie mettere in campo.
Bambini e coronavirus: istruzioni per tranquillizzare i piccoli
Come primo consiglio, psichiatri e psicologi dell’età evolutiva suggeriscono un contatto soft col dato di realtà. Che significa in parole povere? Significa evitare di raccontare bugie, avvicinando i bambini al dato reale delle cose, senza però trasmettere un senso di pericolo diffuso nel mondo fuori casa. Potrebbe quindi tornare molto utile distinguere, a chiare lettere, quali sono gli specifici“comportamenti a rischio” anziché generalizzare parlando di “luoghi o persone a rischio”. Si eviterà così di demonizzare situazioni e categorie di persone tout court.
Questo distinguo non è certo di poco conto. Infatti indicando quali sono i comportamenti corretti da tenere, si fa in modo che siano i bambini stessi a comprendere “come proteggersi in maniera razionale”. Per dirla in gergo legale, si forniscono così ai bambini degli strumenti di “autotutela”. A tal fine, potrà essere di sicuro supporto anche la condivisione delle linee guida stilate dal Telefono Azzurro e presenti sulla home page del ministero della salute.
Un bambino sereno oggi sarà un adulto sicuro domani!