Il nuovo Governo punta a riformare un po’ tutta la struttura della previdenza italiana. Non solo per quel che riguarda le misure che permettono di accedere alla pensione ma anche per quel che riguarda il meccanismo di rivalutazione annuale che potrebbe essere trasformata in trimestrale. Come funzionerebbe la novità e chi avvantaggerebbe? Scopriamolo leggendo i prossimi paragrafi
Le prime novità del nuovo Governo si avranno con la Legge di Bilancio. Ma potrebbe esserci una misura slegata dalla manovra che potrebbe essere altrettanto importante per i pensionati. E riguarda la rivalutazione delle pensioni che attualmente è su base annuale. La perequazione delle pensioni consente agli assegni di non perdere potere di acquisto, ma un aumento delle pensioni ogni 3 mesi renderebbe la cosa molto più efficace. Scopriamo perché.
Rivalutazione pensioni, come potrebbe diventare?
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Attualmente l’aumento delle pensioni è annuale, fissata a gennaio di ogni anno, e si calcola sulla base dell’inflazione dell’anno precedente. Quest’anno, eccezionalmente, c’è stato un anticipo della rivalutazione anche a ottobre, per consentire ai pensionati di far fronte all’aumento dei prezzi. Ed è stata sicuramente una mossa vincente visto che consentirà a molti di trascorrere le festività natalizie più serenamente.
Ma le intenzioni del Governo sarebbero quelle di apportare una modifica a questo meccanismo per renderlo più utile ai pensionati. L’esecutivo vorrebbe mantenere la rivalutazione sull’inflazione ma renderla trimestrale.
Aumento delle pensioni ogni 3 mesi, chi aiuterebbe di più?
A livello di impatto economico annuo per il pensionato cambierebbe poco. Ma sarebbe una modifica che aiuterebbe molto visto che spalmerebbe l’aumento che ora è annuale, trimestralmente. A beneficiarne maggiormente sarebbe soprattutto chi ha pensioni più basse.
È bene sottolineare che al momento si tratta solo di un’ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione. Ma solo nel caso che la crescita dell’inflazione non dovesse fermarsi entro breve termine. In questo modo si riuscirebbe a tutelare maggiormente i redditi dei pensionati non facendo perdere il potere di acquisto.
In quali casi sarebbe presa in considerazione questa ipotesi?
L’ipotesi verrebbe attuata solo nel caso nei prossimi mesi l’inflazione dovesse restare superiore al 10%. Si procederebbe, quindi, a una rivalutazione trimestrale della pensione sulla base dell’inflazione del trimestre precedente. Ma solo per le pensioni di importo basso (ancora non si è deciso se inferiore a 2.100 o 2.692 euro).
In questo modo chi gode di una pensione medio bassa ridurrebbe l’arco di tempo in cui avere l’indicizzazione dell’assegno e avrebbe aumenti costanti. Questo servirebbe non solo per rendere le pensioni trimestre dopo trimestre più alte ma anche per contrastare gli aumenti dei prezzi.