Se ci sono argomenti che possono essere considerati di interesse collettivo, pensioni e cartelle esattoriali sono senza dubbio ai primi posti. Per le cartelle esattoriali moltissimi contribuenti stanno verificando la loro possibilità di sfruttare le agevolazioni previste dalla sanatoria del Governo Meloni meglio conosciuta come tregua fiscale. Per le pensioni invece il ragionamento è più ampio. E va dall’interesse per l’eventuale riforma che sempre il Governo Meloni dovrebbe varare, agli aumenti degli assegni visto che le pensioni da molti sono considerati sempre come di importo troppo basso.
Ma le due materie a volte si “incastonano” tra loro perché la rottamazione delle cartelle in alcuni casi riguarda anche i contributi previdenziali precedentemente non versati da un contribuente. E questo è un aspetto da approfondire per capire cosa succede alla pensione di un lavoratore nel momento in cui le cartelle esattoriali precedentemente non pagate per i contributi previdenziali, vengono saldate. Sia per chi la pensione la prende già che chi invece la deve prendere.
Aumenta la pensione di chi paga la rottamazione delle cartelle esattoriali, ecco come
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Così come esistono contribuenti indebitati per quanto riguarda IRPEF, IMU, bollo auto o multe per violazioni del Codice della Strada, così esistono contribuenti che hanno debiti relativi ai contributi previdenziali all’INPS. Ma se il pagamento di una tassa precedentemente evasa sortisce l’unico effetto di alleggerire i debiti di un contribuente, saldare una posizione negativa con l’INPS dal punto di vista dei contributi previdenziali, oltre ad alleggerire i debiti di un contribuente sortisce effetto anche sulle pensioni degli stessi contribuenti.
Nel momento in cui un contribuente versa dei contributi previdenziali precedentemente non pagati, potrà percepire una pensione più alta presentando domanda di ricostituzione della pensione. Grazie a questa domanda si segnala all’INPS il versamento dei contributi successivi alla liquidazione della stessa. E l’INPS dovrà ricalcolare la prestazione alla luce dei sopraggiunti versamenti. Un caso assai diffuso questo per esempio, per gli ex lavoratori autonomi oggi pensionati. Che magari hanno omesso versamenti.
Meccanismo particolare
La rottamazione delle cartelle ha un meccanismo particolare. Innanzi tutto è possibile pagare meno rispetto al debito originario. Infatti vengono azzerate le sanzioni e cancellati gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo. Si paga solo la quota capitale, ovvero la tassa evasa o l’ammontare dei contributi previdenziali non versati nell’anno di riferimento. Agenzia delle Entrate Riscossione inoltre offre il rientro rateale, in massimo 18 rate a scadenze fisse ogni tre mesi circa. Le prime due rate nel 2023, entro il 31 luglio ed il 30 novembre.
Le altre ogni fine febbraio, maggio, luglio e novembre dal 2024 al 2027. Sui contributi però meglio pagare tutto e subito entro le prime due scadenze del 2023. Soprattutto per chi in pensione ci deve ancora andare. Perché è vero che aumenta la pensione di chi paga la rottamazione delle cartelle esattoriali, ma è anche vero che grazie ai contributi versati con la rottamazione c’è chi in pensione potrebbe andarci prima. Per esempio è il caso di chi grazie a questi contributi recuperati adesso per via della rottamazione, arriva a 42,10 anni per la pensione anticipata. Ma è un ragionamento che deve dare anche chi punta ad arrivare ai 20 anni della pensione di vecchiaia.