Chiamatela raccolta di erbe spontanee, chiamatela pure con un termine più moderno, foraging. La raccolta di erbe di campagna, a meno che non sia sul vostro terreno di proprietà, non è più permessa senza il patentino. Lo Stato sta creando una Carta Alimurgica Italiana e le regioni e le province si stanno attrezzando per disciplinare anche la ricerca di cibo gratuito in natura per la sopravvivenza.
Cosa sono le erbe alimurgiche
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Raccogliere piante spontanee di cui nutrirsi è una pratica che ha accompagnato l’uomo dalla preistoria a oggi, soprattutto in periodi di carestia. Sembrava che queste usanze, col passare del tempo, si stessero perdendo. Ma grazie all’interesse per le pratiche ecosostenibili, c’è stato un boom della raccolta di erbe spontanee, dette anche alimurgiche.
ll termine alimurgia, coniato da Giovanni Targioni Tozzetti, nel 1767, indica la scienza che studia l’uso alimentare delle piante spontanee commestibili. Il botanico fiorentino ha scritto un’opera intitolata, “Alimurgia, ossia modo di render meno gravi le Carestie per sollievo de’ poveri”. L’Itaia sta realizzando una “Carta Alimurgica Italiana”, strumento base per implementare i benefici per l’ambiente e la collettività dati da questo settore. Che sono la conservazione della biodiversità, delle conoscenze tradizionali e di tutti quei valori legati alla bio-cultura.
La raccolta di erbe spontanee si chiama foraging
Il termine foraging, è usato per indicare ricerca di cibo in natura per la sopravvivenza. In campo gastronomico, indica il consumo sostenibile di ingredienti vegetali che crescono spontaneamente in natura. La pratica di raccogliere, senza danneggiare la natura, il cibo che cresce spontaneo. Ma dove? Nei boschi di montagna, le foreste, nei prati e campi, nelle acque dei laghi, gli argini dei fiumi e le lagune. Non solo erbe, quindi, ma bacche, frutti, foglie, radici, cortecce commestibili, muschi e licheni, pure le alghe e piante acquatiche.
Chi le raccoglie non le può vendere
Non raccontatevi la favoletta della raccolta in modo consapevole. Anche se non esiste a livello nazionale, una normativa specifica sulla raccolta, produzione e commercializzazione delle piante alimurgiche, esse sono disciplinate come piante officinali. Per raccoglierle occorre un permesso e per venderle a terzi serve la qualifica di imprenditore agricolo, vivaista o erborista laureato. Mentre la produzione, raccolta e prima trasformazione è permessa alle aziende iscritte al registro dei produttori di piante officinali. Il settore delle piante alimurgiche oggi rappresenta un’occasione di aumentare il reddito delle piccole imprese agricole dei territori rurali svantaggiati.
Attenzione, serve la patente per raccogliere le erbe spontanee in campagna
Dunque, raccoglitori di erbe non ci si può improvvisare. Sono necessarie approfondite conoscenze di botanica, della zona di raccolta, del suo ecosistema e dell’utilizzo delle piante. Imparare a riconoscere specie velenose, soprattutto quelle più simili a quelle commestibili è fondamentale per evitare avvelenamenti accidentali. Anche nel caso di specie commestibili, inoltre, non tutte le parti della pianta lo sono, o possono esserlo solo previa cottura.
Si vendono al supermercato, anche surgelate
Per la loro natura di prodotto in quantità limitate, le erbe alimurgiche, si prestano a mercati di qualità altamente remunerativi, con prezzi di vendita che vanno da 10 a 40 euro/kg a seconda delle specie. La vendita del prodotto è circoscritta alla zona di raccolta e/o produzione, per la scarsità e inaffidabilità dell’offerta. Gli acquirenti rappresentano mercati molto redditizi, come quello dell’alta gastronomia. In Italia sono presenti diverse realtà imprenditoriali focalizzate sulle alimurgiche, alcune legate all’alta gastronomia, altre finanziate dalle agenzie agrarie regionali.
Oggi le erbe spontanee si vendono selezionate, pulite a lavate al supermercato. E le trovate pure nel reparto freezer prodotte dalla Orogel. Perché la reintroduzione nella dieta di molte di queste erbe porta vantaggio non solo alla natura ma all’uomo stesso, grazie al loro alto contenuto di sali minerali e vitamine.
Attenzione, serve la patente per raccogliere le erbe spontanee in campagna
Uno dei progetti europei più importanti è stato Startree, sul potenziale commerciale dei prodotti non legnosi delle foreste, definiti Non-Wood forest products (Nwfp) dalla Fao. In 14 nazioni sono stati individuati altrettanti casi studio, e più di 150 produzioni di wild food spendibili sul mercato internazionale. L’Italia ha partecipato con una ricerca, coordinata dall’Università di Padova, sui funghi selvatici del Trentino Alto Adige. Questa regione è anche l’unica ad aver normato nel 2013 la raccolta delle piante selvatiche con la legge della provincia di Bolzano n. 10 del 14 dicembre del 1999. Occorre un patentino per raccogliere anche le erbe spontanee a chi ne faccia richiesta, dopo aver frequentato appositi corsi. Un altro decreto dal 2008 salvaguarda e tutela il lavoro dei raccoglitori, per esempio di asparagi selvatici o fragoline di bosco. Che sono inseriti in appositi elenchi.