Con il termine di demenza si indicano un insieme di patologie che si verificano generalmente dopo i 65 anni. Sono caratterizzate da perdita di memoria a breve e lungo termine e involuzione del pensiero deduttivo e induttivo. Sebbene si tratti di una degenerazione multifattoriale, adottare alcuni comportamenti o assumere alcuni nutrienti permettono di rallentare o accelerare l’incedere della demenza. Per esempio, la quercitina, una molecola presente nelle mele, oppure il caffè hanno effetti opposti sull’insorgenza della malattia. È importante conoscere i sintomi più comuni già evidenti a un’età compresa tra i 35 e i 44 anni, che potrebbero ripercuotersi dopo i 65 anni con la malattia conclamata. Per esempio, bisogna fare attenzione, perché questo comunissimo sintomo intorno ai 40 anni potrebbe aumentare il rischio di demenza.
Sistolica e diastolica
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Quando parliamo di pressione sanguigna ci riferiamo alla misura della pressione che il sangue esercita sulle pareti delle arterie, quando viene spinto dal cuore. Nel momento in cui il cuore si contrae e spinge il sangue nel resto del corpo si parla di pressione diastolica (quella che chiamiamo “la massima”); quando il cuore si rilassa si parla di pressione sistolica (la “minima”). Si è a lungo dibattuto su quale delle due pressioni si debba tenere sotto controllo o se sia invece meglio considerare un rapporto tra le due. Secondo uno studio del 2019 (Flint AC et al, 2019), sia diastolica sia sistolica (≥140/90 mm Hg) influenzano indipendentemente il rischio di eventi cardiovascolari avversi.
Attenzione perché questo comunissimo sintomo intorno ai 40 anni potrebbe aumentare il rischio di demenza
Numerosi studi hanno messo in relazione la pressione alta con la demenza. Quel che non si sapeva è se l’età di insorgenza dell’ipertensione potesse influenzare questa associazione.
In uno studio appena pubblicato (Shang X et al, 2021), si è andati quindi a valutare l’eventuale correlazione tra la pressione alta precoce (la cui insorgenza avviene nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni) e la demenza.
Per fare questo i ricercatori hanno utilizzato la UK Biobank, un database contenente informazioni sanitarie anonime fornite su base volontaria. Si sono confrontati i dati ottenuti da 11.399 soggetti senza ipertensione con 11.399 soggetti con ipertensione (di età diverse). Per tutti questi soggetti erano presenti delle risonanze magnetiche MRI. Per valutare invece la demenza sono stati inseriti nello studio circa 124 mila soggetti che hanno avuto una diagnosi di demenza e con pressione alta. A questi si sono aggiunti altri 124 mila soggetti di controllo.
Si è scoperto che i soggetti inseriti nello studio cui è diagnosticata la pressione alta prima dei 44 anni, avevano dimensioni del cervello più piccole e avevano maggiori probabilità di sviluppare demenza rispetto alle persone che avevano una pressione sanguigna normale.
I risultati, se confermati, potrebbero aiutare a controllare o a ritardare la pressione alta per ridurre il rischio di demenza.