Secondo la scienza dell’organizzazione, uno degli aspetti più importanti sul posto di lavoro riguarda l’ambiente e il rapporto con colleghi e superiori. Per la produttività aziendale è importante che ci sia un ottimo clima in ufficio, fondato anche su rapporti amichevoli. La confidenza tra colleghi non deve sfociare, però, in comportamenti lesivi della dignità altrui. Infatti, la Cassazione ha chiarito che dispetti e derisioni possono portare, addirittura, al reato, vediamo come.
La tutela del lavoro, e dei dipendenti, è una questione presa molto seriamente dalla nostra Costituzione e dalla legge. Infatti, il datore di lavoro, in prima battuta, deve rispettare tutta una serie di regole per assicurare la salute dei suoi dipendenti. Per salute, l’articolo 2087 del codice civile, intende sia quella fisica che quella mentale. Infatti, la garanzia della tranquillità mentale dei dipendenti e la costruzione di un ambiente di lavoro sano costituiscono precisi doveri e obiettivi del capo. Non solo perché imposti dalla legge, ma anche perché la realizzazione di un’organizzazione aziendale che garantisca queste condizioni aumenta molto la produttività dei lavoratori.
Il capo, poi, deve prestare molta attenzione perché, se costruisce un ambiente di lavoro stressante, o addirittura nocivo, per i lavoratori potrebbe essere costretto a risarcire i danni provocati. La giurisprudenza ha chiarito più volte quali sono le condizioni per risarcire lo stress accumulato sul posto di lavoro. Non solo il datore, ma anche i dipendenti hanno precisi obblighi contrattuali e legali nell’esecuzione della loro attività lavorativa. Ad esempio, la Cassazione ha chiarito che l’utilizzo eccessivo del telefono cellulare in ufficio può legittimare il licenziamento immediato per giusta causa.
L’importanza di un ambiente di lavoro sano
Indice dei contenuti
Emerge, dunque, quanto sia importante il reciproco rispetto da parte di datore di lavoro e dipendenti dei rispettivi obblighi contrattuali e di legge. Non solo, ma è fondamentale anche rispettare le basilari regole di buon senso sociale. Infatti, la Cassazione ricorda che bisogna prestare attenzione, perché questi comportamenti diffusi in ufficio e contrari alle regole di buon senso possono avere conseguenze molto gravi. Si tratta, in particolare, di dispetti e derisioni, o, più in generale, atteggiamenti scherzosi, che in una certa misura sono connaturati a qualsiasi rapporto umano che raggiunga un certo grado di confidenza.
Nei casi fisiologici lo scherzo e lo schernimento tra persone in confidenza ha l’effetto di dimostrare la complicità e può determinare anche lo sviluppo del legame personale. Se non si presta attenzione, però, atteggiamenti canzonatori possono facilmente trasformarsi in veri e propri episodi di bullismo, perseguiti e puniti dalla legge. Quando, per i più disparati motivi, come l’assenza di confidenza o le modalità del dispetto o dello scherzo, l’atteggiamento dispettoso fuoriesce dalla normale tollerabilità, scattano le sanzioni.
Attenzione perché questi comportamenti diffusi in ufficio portano a sanzioni penali e risarcimento civile
Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, nella recente sentenza numero 18717. La Corte ha ritenuto colpevole di stalking, dunque di atti persecutori puniti dal codice penale, un individuo nei confronti di un proprio collega. Infatti, i comportamenti scherzosi e canzonatori del primo avevano superato la soglia di normale tollerabilità, che può e deve esistere in ogni contesto sociale, compreso quello lavorativo. E si erano trasformati in veri e propri atteggiamenti persecutori, puniti dal codice penale e risarcibili in base all’articolo 2043 del codice civile.