Attenzione perché l’INPS si riprenderà i soldi anche mensilmente nel cedolino di questi sbadati pensionati 

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Le difficoltà giornaliere sono davvero tante soprattutto quando si vive una condizione di disabilità fisica. Il nostro sistema legislativo prevede, pertanto, diverse forme di tutela volte a migliorare la qualità della vita dei soggetti che hanno una capacità lavorativa ridotta. Si pensi ad esempio a coloro che hanno problemi all’apparato digerente talmente gravi da impattare sulla propria attività lavorativa e qualità della vita. Ancor di più per i soggetti che sono impossibilitati a compiere autonomamente gli atti della vita quotidiana senza l’aiuto di un accompagnatore o a deambulare.

Tuttavia molte prestazioni assistenziali sono soggette a revisione, potendo prevedersi talvolta anche un miglioramento della condizione che ha dato diritto alla prestazione. Potrebbe accadere però che l’INPS revochi l’assegno di 525 euro anche a pensionati, invalidi e vedove. Ma grazie al principio recentemente espresso dalla Cassazione si potrà adire direttamente l’autorità giudiziaria, senza dover necessariamente intraprendere un nuovo iter amministrativo per il riconoscimento. Ma cosa accade se nonostante sia intervenuta la revoca, l’Istituto previdenziale continui ad erogare la prestazione? Infatti non di rado è accaduto che dopo mesi, l’INPS abbia richiesto i soldi indietro nonostante l’erogazione sia avvenuta per suo errore. Cosa bisogna fare in tali casi? Dovranno restituirsi i soldi ricevuti?

Attenzione perché l’INPS si riprenderà i soldi anche mensilmente nel cedolino di questi sbadati pensionati

Le ipotesi che possono verificarsi sono molteplici, tant’è che in diverse occasioni è stato necessario l’intervento della Cassazione. Qualora l’INPS richieda i ratei di una prestazione assistenziale precedentemente revocata, sarà necessario verificare l’avvenuta comunicazione della revoca da parte dell’Istituto all’interessato. In altre parole se l’INPS non effettua questa comunicazione, nel beneficiario si genera l’idea di avere ancora diritto a percepirla. Soprattutto se è passato del tempo dalla visita di revisione e l’Istituto abbia continuato ad erogare la prestazione, vige il principio dell’affidamento. In questi casi l’INPS non potrà chiedere la ripetizione di quanto ha erroneamente versato.

Tuttavia qualora il beneficiario della prestazione possa rendersi conto da sé che i calcoli fatti dall’INPS siano errati, dovrà restituire le somme indebitamente percepite. Come ad esempio il caso in cui l’INPS eroghi una prestazione collegata al reddito del beneficiario. In tali casi, accertata la mancanza dei requisiti reddituali, qualora non sussistano le condizioni di un legittimo affidamento, dovrà restituirsi quanto percepito. Nei casi d’indebito assistenziale, la Cassazione ha affermato che l’INPS ha diritto a ripetere le somme da quando ha accertato il superamento dei requisiti reddituali. Fa però eccezione l’ipotesi in cui si provi che il beneficiario al momento della ricezione della prestazione si trovasse in situazione di dolo. Ovvero allorquando l’incremento del reddito sia talmente significativo da rendere percettibile a chiunque il venir meno del beneficio. In questi casi infatti non potrà richiamarsi il principio dell’affidamento. Pertanto attenzione perché l’INPS si riprenderà quanto erogato anche coattivamente.

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