Attenzione perché ieri milioni di correntisti hanno avuto l’addebito sul conto corrente di quest’imposta che si potrebbe evitare in 3 modi

conto corrente

A volte ritornano, verrebbe da dire. Tuttavia, nel nostro caso si tratta di un’imposta che si paga costante ormai da 10 anni. Stiamo parlando dell’imposta di bollo, un tributo introdotto dal D.L. Salva Italia del 2011 e in vigore dal gennaio 2012.

Questo tributo ammonta a 34,20 euro all’anno per le persone fisiche e in 100 euro annui negli altri casi. Ora, al riguardo, attenzione perché ieri milioni di correntisti hanno avuto l’addebito se la rendicontazione della propria banca è trimestrale.

Chi è tenuto all’imposta di bollo e quando si paga?

L’imposta colpisce sia le persone fisiche che giuridiche titolari di un conto corrente o libretto di risparmio, incluso quello postale. Essa si applica solo quando la giacenza media sullo strumento interessato è pari o eccede i 5mila euro.

Tuttavia, non vale il possibile escamotage di aprire più conti a proprio nome e spalmare la liquidità, portandola sotto i 5mila euro. Infatti la giacenza di riferimento è data dalla somma delle varie giacenze riconducibili allo stesso intestatario. Quindi al superamento della soglia limite scatta l’imposta di bollo, ma su ogni singolo conto.

L’imposta viene applicata nel momento in cui l’intermediario produce l’estratto conto o il rendiconto. Di norma sono documenti prodotti su base trimestrale (o secondo i tempi indicati dall’intermediario) e il 31 marzo si è chiuso il 1° trimestre.

L’addebito in conto di 8,55 euro, quindi, dovrebbe essere visibile già da ieri ed è effettuato direttamente dalla banca o da Poste Italiane. Il pagamento non avviene ad opera del correntista ma è automatico.

Infine, ricordiamo che l’imposta di bollo non è l’unico costo che grava sul c/c, anzi abbiamo visto quanto è variegato l’elenco delle spese del prodotto.

Attenzione perché ieri milioni di correntisti hanno avuto l’addebito sul conto corrente di quest’imposta che si potrebbe evitare in 3 modi

Il legislatore prevede delle casistiche in cui il correntista non è tenuto a pagare il tributo. Tra questi vi rientrano i titolari di conto con reddito basso, ossia ISEE (relativo all’anno in corso) inferiore a 7.500 euro. Un’altra esenzione riguarda invece i c.d. conti base, strumenti dalla limitata operatività e dedicati a correntisti con ISEE inferiore a 11.600 euro.

Vediamo adesso come evitare legalmente di pagare questo tributo alle prossime scadenze.

La prima è quella di aprire un secondo conto intestato a un familiare e stornare la liquidità in eccesso. Tuttavia, l’espediente può valere per liquidità eccedenti la soglia critica ma comunque relativamente modeste. Al riguardo, più in generale, abbiamo visto qual è la giacenza ottimale da avere sul conto e quale saldo evitare a tutti i costi.

Una seconda via è quella di scegliere un istituto di credito che si fa carico dell’imposta. Spesso si tratta di banche online che hanno bassi costi di gestione e riescono a farsi carico del tributo, attraendo così nuova clientela.

Il terzo modo, infine, rimanda all’investimento della liquidità eccedente. Al riguardo abbiamo visto come avere 30mila o 50mila uro sul conto ed evitare di pagare l’imposta impiegando i propri soldi.

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