L’Alzheimer, come ben sappiamo, è una patologia neurodegenerativa innescata dalla distruzione di alcune cellule del cervello. Essa è considerata tra le forme più comuni di demenza nella popolazione anziana. Infatti, secondo alcune stime, attualmente ne sarebbe interessato il 5% degli over 65 e il 20% degli ultra-ottantacinquenni. Ma quali sono le cause dell’Alzheimer?
In generale, potremmo definire l’Alzheimer come un processo degenerativo progressivo che provoca la distruzione di alcune cellule del cervello. Ciò provoca una perdita delle funzioni cognitive, dalla memoria al linguaggio, e una perdita anche dell’autonomia. Per quanto riguarda le cause, pare che siano ancora del tutto ignote. Tuttavia, diversi studi avrebbero identificato il problema nell’alterazione del metabolismo di una proteina, in particolare quella precursore della beta amiloide.
Lo sforzo degli scienziati, attualmente, non è solo quello di capire meglio le cause dell’Alzheimer, o delle altre demenze, ma di aumentare le probabilità di intercettarle. Infatti, queste patologie iniziano a manifestarsi all’interno dell’organismo già prima della diagnosi, addirittura con decenni di anticipo.
Attenzione perché dopo i 50 anni non bisognerebbe sottovalutare questi segnali
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In questo senso, negli ultimi mesi, alcuni studiosi dell’Università di Cambridge hanno rivelato che sarebbe possibile individuare la demenza dai 5 ai 9 anni prima della comparsa dei classici sintomi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, pone le sue basi da alcuni dati estrapolati dalla Uk Biobank. Qui, vengono conservati (in forma anonima) i dati genetici di circa 500.000 persone di età compresa tra 40 e 69 anni. Tali dati includono informazioni non solo sullo stile di vita e sulla salute, ma anche sulle loro capacità mnemoniche, di forza, di problem solving e così via. Inoltre, sono stati raccolti anche dati sull’aumento, o perdita, di peso e anche sul numero di cadute.
Ripercorrendo a ritroso la vita dei pazienti, dunque, si è notata una relazione tra la diagnosi di Alzheimer e la perdita delle capacità cognitive. Ad esempio, si è osservato che i futuri malati di Alzheimer tendevano a cadere almeno una volta nei precedenti 12 mesi. Oppure, si è notata una maggiore tendenza allo sviluppo di demenze nelle persone che, sopra i 50 anni, presentavano livelli alti di pressione e che non facevano abbastanza esercizio fisico. O ancora, molti dei pazienti analizzati presentavano già da tempo un calo nelle capacità di memorizzare informazioni e nell’abilità con i numeri. Quindi, prestiamo molta attenzione perché dopo i 50 anni questi piccoli segnali potrebbero diventare decisivi in futuro.
Quali sono i possibili scenari futuri?
Questa ricerca offre quindi nuovi spiragli per la comprensione del fenomeno, anche nell’ottica della prevenzione e della cura. Infatti, osservando e valutando queste piccole alterazioni nella vita quotidiana (anche grazie all’aiuto di un medico), si potrebbero condurre eventuali esperimenti clinici per realizzare nuovi farmaci contro le demenze.
Secondo altri studiosi, però, quest’idea non sarebbe così semplice da attuare. Al contrario, invece, si potrebbero utilizzare i dati raccolti per cercare di intervenire nella fase di sviluppo delle demenze, ritardandone la progressione ed alleviando l’impatto sullo stile di vita dei pazienti e dei loro cari.